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In Italia: un milione di bambini tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e 400mila sono obesi. Colpa di un'errata alimentazione nelle mense, ma anche di familiari iperprotettivi e di scarsa attività fisica
Obesità infantile è allarme in Italia: un milione di bambini tra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso e 400mila sono obesi. In pratica, è obeso un bambino su dieci e uno su tre in sovrappeso. La colpa? Secondo l’indagine ‘Okkio alla Salute’, coordinata dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (CNESPS) dell’Istituto superiore di sanità (ISS), le maggiori responsabilità di una simile preoccupante situazione sono da attribuirsi in par misura a genitori iperprotettivi che riempiono troppo i piatti dei loro figli e alla scuola dove scarseggiano i controlli. Sono state monitorate su tutto il territorio nazionale le classi terze di scuole elementari prese a campione tramite una serie di questionari destinati a bambini, genitori e insegnanti, a cui è stata aggiunta una scheda antropometrica con indicati peso e altezza degli alunni misurati da operatori delle Asl. Il questionario destinato ai bambini comprendeva domande su attività fisica, comportamenti sedentari (utilizzo di Tv e videogiochi) e gli alimenti consumati a colazione e merenda nelle ultime 24 ore. Quello rivolto ai genitori presentava gli stessi argomenti, ma riferiti a un periodo di tempo più ampio, mentre quello destinato agli insegnanti era finalizzato a raccogliere informazioni sull’ambiente scolastico.
- Oltre un milione di bambini italiani sono obesi o in sovrappeso. Ansa
apprensione familiare — Abitudini alimentari scorrette. Il 9% dei bambini, salta la prima colazione e il 68% consuma una merenda di metà mattina scorretta, a base di merendine, snack al cioccolato e patatine. Il 23% dei genitori dichiara che i propri figli non mangiano quotidianamente frutta e verdura, mentre in aumento rispetto alle precedenti rilevazioni è la fruizione di bevande zuccherate e gassate (48%). Troppo abbondanti anche le porzioni e la quantità di calorie assunte, quasi il doppio di quelle realmente necessarie. Secondo i dietisti in media la porzione di carne data ad un bimbo di 4 anni equivale a quella necessaria ad uno di 7-8 anni. Ma eccessivo anche il consumo di pizza, pasta, formaggi e prosciutto ricchi di carboidrati e grassi saturi dannosi. A tutto questo occorre aggiungere che i genitori non sempre hanno una percezione corretta del reale stato ponderale del proprio figlio: tra le madri di bambini in sovrappeso od obesi, il 36% non ritiene che il proprio figlio lo sia e solo il 29% pensa che mangi troppo. Insomma, la paura che i figli mangino poco supera di molto il timore che possano diventare obesi, con tutte le conseguenze del caso: quasi la metà di bambini obesi resteranno tali anche da adulti.
alimentazione scolastica — Il ruolo della scuola. Una corretta educazione alimentare per i bambini non può prescindere dalla scuola dove i ragazzi passano ogni giorno dalle sei alle otto ore, consumando le merende di metà mattina e pomeriggio, più un pasto completo. Ma, sebbene oltre il 70% dei bambini fa orario prolungato, delle 2.226 scuole primarie prese in esame dall’inchiesta solo il 68% possiede una mensa e solo il 38% prevede la distribuzione di alimenti salutari quali possono essere frutta e yogurt. Gli alimenti disponibili nelle mense scolastiche, considerati per lo più bilanciati e adatti allo sviluppo dei bambini, in quanto consigliati da esperti di nutrizione, raramente vengono poi consumati correttamente a causa dello scarso controllo. E così accade che i piatti non vengano completati o che la scelta e gli abbinamenti dei cibi dipenda unicamente da ciò che il bambino desidera o scarta.
attività fisica — Scarsa attività fisica. Anche i dati su questo aspetto sono poco confortanti e in netto peggioramento: il 22% dei bambini pratica sport per non più di un’ora a settimana (25% nel 2009) e il 18% non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’indagine. Inoltre, il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria a settimana. E’ poi del 46% la percentuale di bambini che ha la Tv in camera, il 38% guarda la Tv e/o gioca con i videogiochi per più di 3 ore al giorno e solo un bambino su 4 si reca a scuola a piedi o in bicicletta. Ma solo il 43% dei genitori di figli obesi e fisicamente poco attivi ritiene che svolga un’attività motoria insufficiente.
Fonte: Gazzetta dello Sport
Ormai si e' tutti consapevoli del fatto che un'eccessiva assunzione di zuccheri non fa sicuramente bene alla nostra linea, e che un'esagerazione potrebbe causare anche seri problemi di salute.Siamo dell'idea che qualsiasi alimento, se assunto in misura spropositata, farebbe sicuramente male; non commettiamo l'errore di privare il nostro palato di un cosi' sano piacere ...Basta solo usare un po' di buon senso e tutto diventa ammissibile! ... A voi l'ardua sentenza!!!
LO ZUCCHERO RAFFINATO E I SUOI PERICOLI
Fonte: www.disinformazione.it
Una salutare abitudine è quella di iniziare la giornata con un bel bicchiere di acqua tiepida con succo di limone.
Vediamo insieme il perché, partendo dalle proprietà che offre il meraviglioso frutto del limone, che per le innumerevoli proprietà che possiede è da considerarsi più un farmaco che un alimento.
È il massimo rappresentante della frutta acidula e presenta quindi in modo spiccato le caratteristiche di questi alimenti.
Proprietà e indicazioni del limone
Nel limone il succo costituisce circa il 30% del peso del frutto; contiene dal 6 al 8% dl acido citrico, citrati di calcio e potassio, sali minerali e oligoelementi quali ferro, fosforo, manganese, rame, grandi quantità di vitB1, B2 e B3, carotene, vitA, vitC (fino a 50 mg/100 g di succo), vitP.
Il limone è battericida; antisettico; antitossico; attivatore dei globuli bianchi nella difesa organica; rinfrescante; tonico del sistema nervoso e simpatico; toni-cardiaco; alcalinizzante; diuretico; antireumatico; antigottoso; antiartritico; calmante; antiacido gastrico; antisclerotico; antiscorbutico; tonico venoso; fluidificante del sangue; ipotensore; depurativo; rimineralizzante; antianemico; favorisce le secrezioni gastroepatiche e pancreatiche; emostatico; carminativo; vermifugo; anti velenoso; cicatrizzante; antipruriginoso; (ottimo contro le punture di insetti).
È quindi consigliato in caso di influenze, malattie infettive, anemia, nausea, reumatismo, inappetenza, bronchiti, arteriosclerosi, digestioni difficili, insufficienza epatica, diabete, gotta, ipertiroidismo e calcoli renali.
Un bicchiere di Salute
Per godere al massimo delle proprietà di questo frutto e migliorare il nostro stato di salute, possiamo adottare una semplice pratica, che consiste nel bere un bicchiere di acqua tiepida con limone ogni mattina appena svegli a digiuno.
Questa pratica apporta al nostro organismo diversi benefici, che sono:
1. Rafforza il sistema immunitario
I limoni sono ricchi di vitamina C e potassio. La vitamina C è ottima per combattere raffreddori e il potassio stimola la funzione del cervello e dei nervi e aiuta a controllare la pressione.
2. Bilancia il nostro pH
I limoni sono un alimento che alcalinizza il nostro organismo, ostacola l'acidificazione dei tessuti e le sue conseguenze.
3. Facilita la perdita di peso
I limoni sono ricchi di pectina, che aiuta a combattere la fame. Inoltre è stato dimostrato che le persone che mantengono una dieta più alcalina perdono peso più velocemente.
4. Aiuta la digestione
L'acqua calda serve a stimolare il tratto gastrointestinale e a facilitare la digestione, creando un ambiente alcalino favorevole al benessere dell'intero organismo. Le vitamine contenute nel limone ridicono le tossine dell'apparato digerente.
5. Stimola l'evacuazione
L'azione dell'acqua calda con il succo di limone stimola la peristalsi intestinale (le contrazioni muscolari all'interno delle pareti intestinali) e facilità l'evacuazione. Inoltre i limoni sono anche ricchi di minerali e vitamine e contribuiscono ad eliminare le tossine attraverso l'intestino.
6. Pulisce la pelle
La vitamina C aiuta a diminuire le rughe e macchie. Acqua e limone insieme, eliminano le tossine dal sangue ed aiutano a mantenere la pelle pulita.
7. Disintossica l'organismo
ALLEVAMENTI INTENSIVI.
Sembrerà un consiglio rivoluzionario, ma certo va alla radice del problema: evitare ogni prodotto proveniente da allevamenti intensivi.
“Allevamenti intensivi” sono i capannoni industriali, nati negli anni Sessanta, in cui sono rinchiusi decine, centinaia, migliaia di animali (in America ci sono feedlots con dentro 100.000 e più capi di bestiame) in condizioni infernali, privati di libertà di movimento, dell'aria e della luce del sole, rinchiusi in gabbie, costretti alimentazione forzata, immunodepressi.
Le condizioni di vita degli animali, tali da suscitare pietà, sono oggetto di continue battaglie delle associazioni animaliste.
Ma non è solo questione di pietà: la concentrazione degli animali e il regime alimentare forzato aumentano lo stress, le malattie e la pericolosità microbica e sono la causa prima e principale della diffusione a raggiera dei veleni e dell'esplosione degli scandali alimentari (“mucca pazza”, "pollo alla diossina” e vedremo quali altri). La "modernizzazione" zootecnica ha riempito i cibi di residui di stimolatori dell'appetito, antibiotici (metà della produzione mondiale di antibiotici è destinata alla zootecnia), erbicidi, stimolatori della crescita, larvicidi e ormoni artificiali. Proprio l'abuso di antibiotici in zootecnia è all'origine del fenomeno della resistenza che da 20 anni tanto preoccupa gli scienziati e le cui percentuali in Italia sono quintuplicate dal ' 92 a oggi: lo sviluppo di pericolosissimi superbatteri resistenti a tutti i trattamenti farmacologici (l'ultimo, lo streptococco VISA, che ha già ucciso 4 persone negli USA e due anziani in Scozia - e si è già avuto il primo caso in Italia; in USA in un sacco di mangime per polli sono stati trovati batteri resistenti a tutti gli antibiotici!). Molte altre malattie, l'afta epizootica, l'Aids bovino (Biv), la salmonellosi, l'encefalopatia spongiforme bovina sono consustanziali all'allevamento intensivo. Ecco i metodi di allevamento di alcune specie.
MUCCHE E BOVINI: i trattamenti con ormoni d'origine animale, di sintesi, sperimentali, sicuramente non sono stati interrotti. In America i trattamenti con ormoni sono non solamente ammessi, ma incoraggiati, e continuano ad essere sperimentati: zeranolo, estradiolo, testosterone, progesterone, treribolone acetato sono in continua sperimentazione e inoculati in vitelli, mucche e tori. Riescono a farli crescere più velocemente del 50%. Per fortuna l'UE continua a tenere le proprie frontiere chiuse all'importazione di carne trattata con ormoni: l'ultimo rifiuto ufficiale data luglio 1999. Allora la ormai celebre (o famigerata?) W.T.O. (World Trade Organization) avrebbe ordinato di “lasciare che il bando venga disatteso", e gli USA hanno chiesto miliardi in risarcimenti. Ma in Europa l'importazione di carne americana è ancora vietata.
- In Italia le condanne penali della Cassazione si susseguono, poche ma senza soluzione di continuità, mentre l'Istituto Superiore di Sanità trova diversi corticosteroidi illegali nel latte, e 17-betaestradiolo nel siero bovino (usato per i vaccini). D'altronde, il D.lgs. 27/1/1992 n.118 vieta, è ovvio, la somministrazione di ormoni, ma li autorizza a scopo terapeutico e nel periodo successivo al parto, cioè: volendo, sempre. Dell'ormone D.E.S. (Dietilstilbestrolo), che provoca cancro al seno, è difficilissimo accertare la presenza, essendo attivo anche in dosi infime (parliamo di milionesimi di grammi). Secondo il Comitato Scientifico dell'Unione Europea, che doveva pronunciarsi a proposito del doping, anche dosi infinitesimali di queste sostanze danneggiano la salute umana, innescando tumori e alterando le risposte del sistema immunitario. Inoltre, i valori residuali di ormoni ritenuti innocui fino a dieci anni fa, sono oggi, grazie a dati scientifici più raffinati, considerati rischiosi per i consumatori, specialmente per i bambini in età pre-puberale.
Le ricorrenti malattie dei bovini provocate dalle condizioni-limite in cui vivono costringono a terapie antibiotiche senza sosta. All'esame anatomo-patologico si rileva un'incidenza elevata di lesioni muscolari dovute all'uso di sostanze xenobiotiche.
La dipendenza della zootecnia dall'industria farmaceutica presenta questi riflessi negativi
sofferenza e patologie iatrogene negli animali;
residui pericolosi negli alimenti d'origine animale;
gravi rischi epidemiologici per selezione microbica;
alterazioni del processo di depurazione con peggioramento dell’inquinante;
rischi mutageni per i principi emessi nell'ambiente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ripetutamente messo sotto inchiesta i residui di certi farmaci veterinari nel cibo (solo tra il '97 e il '98): abamectina, clorotetracicline e tetracicline, il famigerato clembuterolo, cipermetrina, a-cipermetrina, neomicina, ossitetraciclina, spiramicina, thiamphenical, tilmicosina, xilazina, e ancora ceftiofur, cyfluthrin, danofloxacina, di-idrostreptomicina e streptomicina, fluazuron, flumequine, moxidectina, spiramicina. In Italia, è matematicamente certo (lo dimostra la sproporzione tra le ricette "ufficiali" e il numero di animali: solo 5 ogni 100) che i farmaci vengono acquistati sul mercato nero per non doverne segnalare l'uso. Poi, poco prima della macellazione, viene somministrato agli animali un fortissimo diuretico che cancella le tracce delle sostanze illegali.
Hanno luogo anche trattamenti con farmaci sperimentali.
Nei mangimi può esserci ogni genere di rifiuti ripugnanti: carogne di animali, scarti dell'industria di trasformazione, lettiere o escrementi animali, residui della lavorazione dello zucchero, dell'olio, paglia trattata con ammoniaca, olii esausti di motori, addirittura i reflui inquinanti delle distillerie di whisky e di gin; in Francia finivano nei mangimi le acque nere, bollite, delle puliture dei macelli e delle stalle, "condite" con gli scarti della spremitura a caldo dei resti dei macelli. Il mais, che nella dieta dei poveri bovini ha sostituito il più costoso fieno, fermenta nel loro colon e favorisce la proliferazione di batteri, causa di pericolose infezioni che, in Italia, costringono ogni anno decine di bambini alla dialisi per danni ai reni. Nelle città non dotate d'inceneritore, diventano "farine per animali” le carcasse di animali raccolti dal la Nettezza Urbana (cani e gatti randagi, topi, ratti e pantegane). Anche gli animali portati dal proprio veterinario per la "morte dolce" fanno la stessa fine: attenzione, potremmo ritrovarci Fido o Micio nella catena alimentare! Addirittura, potrebbero essere reimmesse (con o senza il consenso dell'ASL) nel mercato dei sottoprodotti (art.5 c.1 del D.lgs suddetto) le carni e i derivati sottoposti a trattamenti vietati! Così, nei grassi degli animali si accumulano le diossine, pesticidi come il 4-4' D.D.T., D.D.E., D.D.D., E.D.T.A. e metalli pesanti come il cadmio (per colpa del quale nel '95 si è scoperto che una fettina di cavallo su due è fuorilegge), piombo, arsenico e cromo.
Però, la sanzione (depenalizzata) per chi commercializza mangimi scadenti va da lire 600.000 a lire 3.000.000; se sono nocivi "per il bestiame... ammenda da lire 250.000 a lire 2.000.000” (art.22 l.15/2/1963, depenalizzata e aggiornata nel 1981).
La Confcommercio , su impulso del DM 13/4/99, ha avviato a fine '99 una ricerca per censire gli intermediari che immettono in commercio additivi, miscele, prodotti proteici, amminoacidi e simili, tentando di ricostruire l'intero iter della fabbricazione. Ne vedremo delle belle.
Perfino nelle mangiatoie dei disgraziatissimi animali si annidano veleni: uno studio condotto in Europa nella primavera ' 98 ha rivelato che una mangiatoia su tre era contaminata da antimicrobici non dichiarati, una su quattro a concentrazioni elevatissime: clorotetraciclina (C.T.C.) nel 15% dei casi, sulfonamidici nel 7%, penicillina nel 4%, trattamenti ionoforetici nel 3%, e tutte le concentrazioni di sulfonamidici erano sufficienti per lasciare residui tali da causare danni al tessuti, alle mucose, da contatto.
Importazione illegale di carne. Ne ha parlato con coraggioso tempismo Antonio Delitalia, dalle colonne de “Il Giornale" (16 giugno '97): "Ci sono due tendenze tutte italiane di fronte a un argomento scomodo e ingombrante: chiudere un occhio e fare finta di non avere visto, o spalancarli tutti e due e denunciare situazioni che travalicano la realtà. Il problema della carne contaminata da clembuterolo e affini rischia di essere uno di questi. Scomodo perché si parla di frode alimentare, ingombrante perché la carne arriva nel piatto di oltre quarantacinque milioni di italiani".
Il problema assai grave è quello dell'importazione di carni clandestine, che, per evitare l'Iva, sfuggono qualunque accertamento sanitario. E dal Triveneto gli allevatori fanno sapere che il 10% della carne importata è al clembuterolo. Dal momento che importiamo circa il 50% della carne bovina che consumiamo, il problema ha dimensioni preoccupanti. Non allarmistiche, ma preoccupanti. Dice Vincenzo Dona, segretario generale dell’Associazione consumatori che ha elevato frequenti proteste, senza però ottenuto risultati apprezzabili: “I controlli sono inadeguati, e fanno acqua più di una bistecca al cortisone".
L’Europa ha imposto il marchio di qualità, però il governo è inadempiente. Per evadere l'Iva si è creato un mercato clandestino lucrosissimo. Ma anche nell'importazione legale il controllo è possibile solo sulle mezzene, non sulla carne pezzata e confezionata che finisce sul banco di macelleria.
Un documento ministeriale certifica l'avvenuta intossicazione collettiva di Assisi per carne al clembuterolo, la cui responsabilità, ridotta a pochi allevatori, ricade su tutti.
“Il problema esiste" diceva nel '97 il prof. Agostino Macrì, responsabile del servizio veterinario dell'Istituto superiore di sanità. E va risolto perché riguarda la salute.
Ma nulla è stato fatto.
E non ci sono solo veleni "artificiali". Come se non bastasse, anche i “contaminanti naturali" sono un'insidia per chi mangia carne: le aflatossine (un tipo di micotossine, sostanze tossiche prodotte dalle muffe) possono contaminare i cereali destinati a diventare mangime per animali prima e durante il raccolto o per immagazzinamento e conservazione sbagliati. Quando gli animali mangiano cibo contaminato, perdono peso e diminuisce la produzione di latte; i metaboliti di queste tossine infettano i tessuti animali commestibili, e si riversano nel latte. Sono pericolose per la salute umana concentrazioni di aflatossine superiori a 20 miliardesimi di grammo nei mangimi e a 0.5 miliardesimi di grammo nel latte!
Infine, lo stress innaturale e perpetuo causa un accumulo di adrenalina che realmente avvelena la carne, la cui assunzione può essere nociva per l'uomo. Motivi dello stress: condizioni di vita, alimentazione forzata, interminabili trasporti di ore e giorni con carri bestiame fermi alle frontiere o nei porti senza alcun supporto vitale, niente acqua, niente riposo, niente riparo dal sole torrido o dalla pioggia. Unica speranza, la morte.
VITELLI: il sistema per mantenere la carne pallida, rosea e delicata consiste nel tenerli in condizioni enormemente innaturali. Al terzo-quarto giorno di vita, strappati alle madri inseminate artificialmente, vengono collocati ognuno in un box largo 40 cm . e lungo un metro e mezzo. I vitelli sono legati con una catena al collo per impedire ogni movimento (la catena potrà esser tolta quando saranno cresciuti tanto da occupare tutto il ristretto spazio del box). Essi non vedranno mai né paglia né fieno, poiché mangiarne potrebbe rovinare il tenue colorito delle carni. Gli studiosi, per questi poveri vitellini, parlano di stress acuto e cronico, le cui conseguenze sono immunodeficienza (i vitellini si ammalano), infezioni, necessità di antibiotici. Nutriti con budini semiliquidi iperproteici che causano un’inestinguibile arsura (l'acqua è loro assolutamente negata, per indurli a ipernutrirsi, mangiando più budino e più velocemente) e un’inarrestabile dissenteria per spingerli all'anemia al fine di sbiancare le carni, disordini digestivi e ulcere sono frequenti; sottoposti a cicli costanti di trattamenti antibiotici, dopo tredici-quindici settimane si portano al macello.
Avete mai visto gli occhioni spaventati di un vitello portato al macello?
L’allevamento intensivo di bovini e vitelli è anche un rischio ecologico e biologico, oltre che sanitario. I vitelli sono la “residenza” preferita di germi e infezioni, di Escherichia Coli 0157:H7, VTEC e STEC, parassitemie theileriali da Theileria buffeli, Neospora caninum (diffusa dal Canada all'Argentina, e in Spagna) e altre malattie epidemiche. Per esempio, nel novembre '99 un modello di simulazione dinamica realizzato dal Dipartimento di farmacologia, microbiologia e igiene alimentare della Scuola norvegese di scienze veterinarie di Oslo ha stabilito che, anche qualora l'importazione di carne di vitello in Norvegia cessasse nel volgere di due anni, per oltre dieci anni continuerebbero a crescere le infezioni da Taenia saginata nei vitelli domestici, e di conseguenza gli episodi epidemici di infezioni negli uomini. Nell'agosto del 1999 è stato isolato in Malesia un Enterococcus Faecium quasi invincibile, resistente alla vancomicina e a un'ampia gamma di antibiotici. E dov'era? Era in 10 campioni di tessuto molle di carne bovina.
Nota di demerito speciale per il fegato di vitello e di bovino adulto, che molti ritengono "prelibato". Il fegato si impregna di tutte le sostanze nocive assimilate da un organi
Carne trita. La carne trita è soggetta ad annerimento più di altri "tagli di carne”. Non possiamo escludere la possibilità che "additivi non consentiti” (come scrive la Pretura di Torino in una sentenza di condanna di un macellaio) vengano aggiunti per ritardare questo processo. Abbiamo iniziato a sospettare qualcosa di simile quando ci siamo accorti che i gatti di nostri amici, ghiottissimi di carne, invece annusavano con diffidenza e non assaggiavano neppure la carne trita quando gli veniva offerta. Comunque, nei supermarket, ove ormai spesso è confezionata "in atmosfera protettiva' (C02), è più difficile che quest'eventualità si verifichi.
Ragù. Sfuggono all'etichettatura i conservanti e gli additivi di cui è impregnata la "carne secca per minestre" e la "carne secca per preparati di minestre o salse". I più pericolosi sono i gallati di propile (E310), di ottile (E311), dodecile (E312), di eritorbati...
Fonte: www.disinformazione.it
Come fa una bottiglia di olio extravergine di oliva a costare 2,99 euro? La domanda è lecita di fronte a certe offerte che si vedono sempre più spesso nelle corsie dei supermercati. Qualche anno fa alcune catene sono è scese addirittura a 1,99 euro al litro. Questo episodio offre lo spunto per una riflessione sui prezzi incredibilmente bassi dell’olio extravergine di oliva inserito di frequente nelle promozioni dei supermercati. Com’è possibile? Un paio d’anni fa, le quotazioni all’ingrosso sono scese fino a 1,80 euro/kg, giustificando prezzi a scaffale sotto i 3 euro al litro. Oggi però i listini sono risaliti, non solo in Italia, ma in tutto il bacino del Mediterraneo.
Difficile approvvigionarsi di extravergine a meno di 2,30 euro/kg all’ingrosso eppure a scaffale continuiamo a vedere offerte a 2,99 euro a bottiglia da litro. Considerando che a queste cifre bisogna aggiungere i costi di lavorazione industriale, di imbottigliamento, spedizione e il margine del distributore, alla fine è logico avanzare qualche interrogativo sulla qualità del prodotto imbottigliato. Il Corpo forestale dello stato negli ultimi mesi ha condotto diverse azioni sull’olio extravergine di oliva evidenziando come probabilmente si vendano milioni di litri di olio deodorato che dopo un blando trattamento diventa extravergine.
È una prassi illegale e contro cui tutti gli organi di controllo stanno combattendo da tempo. Il processo di deodorazione permette di eliminare odori sgradevoli presenti nell’olio ottenuto da olive ammassate per lungo tempo sotto il sole, oppure stipate nei cassoni degli autocarri prima di essere pressate. Anche quando le olive arrivano sane in frantoio è lo stesso procedimento di estrazione industrializzato, molto in voga in alcuni paesi, come la Spagna, a rovinare il prodotto finale. Il risultato è un olio sgradevole che ha odori di fermentato, avvinato e riscaldo che ricordano l’aceto o lo yogurt andato a male.
Si tratta di olio invendibili che, attraverso un processo industriale che elimina i cattivi odori, acquista una nuova vita commerciale. Questa tecnica è illegale ma permette di riqualificare olio di cattiva qualità vendendolo poi a prezzi competitivi. Dopo la deodorazione l’olio contiene elevate quantità di etil esteri (composti che si formano durante la fermentazione delle olive) ed è attraverso analisi specifiche che rilevano la quantità di questi composti che gli organi di controllo possono smascherare i traffici fraudolenti
Come difendersi da queste truffe? L’olio deodorato non si può scoprire attraverso una valutazione olfattiva. Solo i più raffinati assaggiatori percepiscono un lieve sentore di cartone che viene associato proprio alle pratiche di deodorazione. Il gusto, però, ci può venire in aiuto. Gli oli molto dolci non sono considerati extravergini di gran qualità perché privi di note come l’amaro e il piccante attribuite a sostanze ricche di polifenoli che, durante il processo di deodorazione vengono “bruciati” dalle alte temperature utilizzate.
Per evitare i deodorati oltre che diffidare di un prezzo troppo conveniente, sarebbe opportuno scegliere extravergini che hanno un pizzico di amaro e piccante e quindi ricchi di polifenoli tanto utili all’organismo.
Fonte : Il Fatto Alimentare
“Bistecca, formaggi e cioccolato fondente hanno l’effetto di sbiancare i denti, mentre salse, succhi di frutta e curry possono macchiarli”.
Parola della “International Academy for Dental and Facial Aesthetics” di New York, per bocca (è il caso di dirlo) di uno dei suoi membri più prestigiosi, Marc Liechtung. In base a quanto sostiene lo studioso, mirtilli, lamponi, ciliegie e altri frutti di bosco sarebbero sì molto sani ma potrebbero macchiare i denti. “Dopo averli consumati – continua Liechtung – occorrerebbe sciacquarsi ogni volta la bocca”.
La fragola, invece, non macchierebbe i denti, a differenza del vino rosso. Il vino bianco e la cola, invece, sono così altamente acide da scavare dei veri e propri solchi nei denti. Anche salsa di pomodoro, melograno e salsa di soia, che sono altamente pigmentati, possono causare macchie.
“Occorrerebbe spazzolarsi i denti settimanalmente con un po’ di bicarbonato di sodio per avere uno sbiancamento dei denti” suggerisce il ricercatore. Il cioccolato fondente invece sbiancherebbe i denti perché i tannini, antiossidanti che si trovano nel cacao, impediscono ai batteri di attaccarsi ai denti e, al contempo, neutralizzano i microrganismi che causano alito cattivo.
Fonte: resapubblica.it
Per gustare appieno, e in sicurezza, i salumi sono indispensabili alcune semplici regole di conservazione che servono a impedire che l’affettato subisca alterazioni microbiologiche o dovute al contatto con l’ossigeno dell’aria (ossidazione), a scapito dell’aspetto e soprattutto del gusto e dell’aroma.
Per prima cosa è bene acquistare i salumi sempre in maniera “intelligente”. Ovvero, le quantità dell’acquisto e le confezioni devono rispettare le esigenze di consumo e le caratteristiche organolettiche del prodotto. Nel caso di salumi affettati si deve ricordare che è meglio consumarli rapidamente, finché sono ben freschi. È inutile quindi comperarne una quantità eccessiva dato che, quasi sicuramente, finirà per essere gettata. Anche per i salumi interi a pezzatura piccola (dai würstel ai salami) i tempi di consumo ottimali sono ristretti. E lo stesso vale per le pezzature grosse come il prosciutto cotto, che sarebbe meglio acquistare in piccole quantità per il consumo quotidiano, poiché le fette mal si prestano ad una conservazione che superi un periodo di un paio di giorni, specie se l’etichetta porta la dicitura “senza conservanti”. Ottima alternativa, proprio per gli affettati cotti, sono le vaschette sigillate, soluzione pratica che consente di conservare nel frigorifero di casa un assaggio delle specialità predilette. Naturalmente è importante fare attenzione alla data di scadenza che, per legge, deve essere chiaramente indicata in etichetta. Per chi ha spazio a sufficienza per l’acquisto di prosciutti crudi interi, è bene sapere che vanno conservati al fresco (non in frigorifero, ideale una cantina asciutta e pulita), avendo l’accortezza di rivestire la superficie di taglio – eventualmente dopo averla unta con poco olio – con un foglio di alluminio o di pellicola. Se si tratta di culatello è preferibile sostituire la pellicola con un panno di lino.
Affinché il formaggio mantenga fino al consumo le caratteristiche acquisite, i fattori
da considerare sono la temperatura e l’umidità. Un frigorifero ben regolato deve
mantenere la temperatura tra i 4° e i 6°, temperatura al di sopra della quale la crescita
dei batteri è più rapida. I formaggi vanno conservati in pellicola d’alluminio e non in
quella trasparente, poiché il PVC a contatto con i grassi del formaggio può rilasciare
ftalati, sostanze tossiche che rendono la plastica eccessivamente elastica. Sarebbe bene non
conservare i formaggi in frigorifero troppo a lungo ed estrarli dalla pellicola protettiva
almeno mezz’ora prima del consumo.
Il formaggio è un prodotto molto sensibile e per questo è soggetto a diversi agenti naturali
che ne variano la struttura, l’odore, il gusto. Le prime variazioni sono l’ossidazione della
superficie e l’imbrunimento della pasta. Dopo qualche giorno dall’acquisto spesso si
notano a naso e alla vista le mutazioni del formaggio, dato che solitamente l’odore
e il sapore diventano più forti. La luce è un altro fattore che influisce negativamente
sulla conservazione. I formaggi, comunque, si conservano abbastanza bene per una
settimana, massimo due. La temperatura del frigorifero deve essere impostata intorno
ai 4/5°C.
Le condizioni di conservazione degli alimenti dipendono dalle specifiche
•separando gli alimenti da ciò che non è alimentare soprattutto dai
Utilizzare solo acqua e materie prime sicure
Fonte: Sicurezza alimentare di base: gestione degli alimenti in ambito domestico.
Per alcuni alimenti (es. prodotti a base di carne o pesce manipolati al cuore
(temperature al cuore superiori a 65°C) prima del consumo.
Fonte: Sicurezza alimentare di base: gestione degli alimenti in ambito domestico.
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