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AIUTO IL MIO BIMBO PIANGE! CHE FACCIO?

29.05.2014 11:26

Ci sono cose che puoi provare per confortare un bambino che piange . Non tutte funzioneranno per tutti i tipi di bambini , quindi è necessario per arrivare gradualmente a conoscere il proprio bambino e la sua particolare personalità: scoprire ciò che funziona per lui.

• Avvolgerlo in braccio e tenerlo stretto
I neonati mostrano una netta preferenza per questa posizione per sentirsi comodi e sicuri, proprio come nel grembo materno , così come si potrebbe provare a fasciare il vostro bambino in una coperta per vedere se gli piace quello. Molti genitori trovano , inoltre, che trattenendo il bambino vicino , soprattutto quando si riesce a sentire il battito cardiaco , lo rilassa . Altri bambini  rispondono meglio ad altre forme di rassicurazione come essere cullato o ascoltare  una canzone .

• Trovare un ritmo costante
Nel grembo materno , il bambino potrebbe sentire il battito regolare del cuore: questo è il motivo per cui alcuni bambini si calmano solo risentendo il battito cardiaco della madre.Tuttavia, altri regolari , rumori ripetitivi possono  avere anch'essi un effetto calmante . Si potrebbe provare la riproduzione di musica leggera o cantare una ninna nanna . Molti genitori sostengono che se il loro bambino sente il ritmo costante di una lavatrice o il " rumore bianco " di un aspirapolvere o asciugacapelli , gli fa da ninna nanna.  (Mai mettere il bambino poggiato su di una asciugatrice lavatrice o metterlo - sempre sul pavimento accanto ad essa . )

La maggior parte dei bambini ama essere cullato dolcemente , e si potrebbe  scoprire che il vostro bambino è calmato da questo,  o dal sedersi con lui su una sedia a dondolo . Anche il donolio di una passeggiata in macchina ha effetto rilassante su diversi bambini.

• Provare un massaggio
Un massaggio o strofinare delicatamente la schiena o la pancia può aiutare a lenire il suo pianto.  I bambini che hanno coliche possono talvolta essere cullati mediante strofinamento della pancia.

• Lasciargliil succhiare qualcosa
In alcuni neonati , il bisogno di succhiare è molto forte e succhiare  il pollice può portare grande conforto . " Il succhiare " può stabilizzare la frequenza cardiaca di un bambino, rilassare il suo stomaco , e aiutarlo a stabilirsi . • Non pretendere troppo da te stessa.
Un bambino che piange a lungo  costantemente non  farà  alcun danno duraturo a se stesso, ma può causare una grande quantità di stress e preoccupazione ai suoi genitori . Se il vostro bambino sembra abbastanza infelice  e resiste ad ogni sforzo che fate per tirargli su il morale o calmarlo , può essere difficile non sentirsi respinti e frustrati. I genitori a volte si colpevolizzano , sensazione che è dovuta al pensare che è lla loro incompetenza di genitori che sta causando il pianto , ma questo è raramente il caso . Se si sa che le esigenze del vostro bambino sono state rispettate , che non c'è nulla d che sta provocando fisicamente il pianto del bambino , e se hai provato tutto quello che si può pensare per calmarla ma niente ha funzionato , è il momento di prendersi cura di sé in modo che non si diventi sopraffatto . Ecco alcuni suggerimenti:

• Prendere respiri profondi .

• Metti il ​​tuo bambino in una zona tranquilla  e farlo piangere per un po ' lontano dal vostro udito .

• Se aiuta , mettere su una musica tranquilla e  rilassatevi  per dieci minuti .

• Chiamare un amico o un parente: un po ' di sostegno. Concedetevi una pausa e lasciate che qualcun altro se ne prenda cura per un po ' .

• Condividi i tuoi sentimenti e discutine in  modo da affrontare il pianto con altri nuovi genitori .

• Ricordate a voi stessi che non c'è nulla di sbagliato con il vostro bambino e che il pianto in sé non fa male . A volte semplicemente accettare che hai un bambino che piange molto può aiutare , in quanto non si va alla ricerca di ragioni esterne legate  al pianto
con le quali si finisce per incolpare se stessi per esso, oppure si cercano infiniti nuovi rimedi che non funzionano .

• Ricordate a voi stessi che questa è una fase e passerà .

Essere il genitore di un neonato è un lavoro duro . Essere il genitore di un neonato che piange molto è un lavoro ancora più difficile . Cerca aiuto e supporto quando ne hai bisogno , piuttosto che lasciare che le cose si accumulino . E trai conforto dal fatto che ogni giorno , come il bambino cresce , impara nuovi modi di essere in grado di comunicare i suoi bisogni a voi. A poco a poco il pianto si fermerà .

FABBISOGNO NUTRIZIONALE DEL NEONATO : QUANTA CONFUSIONE !!!

28.05.2014 17:05
 
 
 
 
 
 
 
 
Nutrire il tuo bambino è la parte più importante , e confusa , della tua maternità . Ci sono troppi consigli  da parenti , suoceri , amici e conoscenti - il tutto accompagnato da una informazione incoerente . Inoltre, la ricerca nutrizionale continua a cambiare tutte le regole , così diventa ancora più difficile decidere cosa è meglio per il tuo bambino . Eppure, ci sono alcune regole che non cambiano mai :
 
Usa il tuo istinto .
Ascolta solo le raccomandazioni dei professionisti della salute pediatrica . Le cose cambiano , e i professionisti sono al passo con la ricerca .
 
 Il latte materno è il primo alimento infantile raccomandato  e comodo per tutti i bambini, il cui consumo è incoraggiato dai pediatri , la American Academy of Pediatrics e l'American Dietetics Association , così come la maggior parte delle altre organizzazioni sanitarie professionali . Alimenti per lattanti commerciali sono la seconda scelta e consentiranno alla maggior parte dei bambini di crescere bene . Qualunque sia il metodo scelto , il latte materno o artificiale è tutto cio' di cui il vostro bambino ha bisogno per i primi 5-6 mesi di vita .
 
        Lo stomaco di vostro figlio  dopo 10 giorni di età è solo delle dimensioni di una palla pingpong ! Tuttavia, come il bambino cresce, il suo stomaco diventa più elastico. I  bambini appena nati sono "pre- programmati " per mangiare da otto a 12 volte ogni 24 ore . Lattanti si mangia più spesso perché il latte materno è più facile da digerire ,i neonati nutriti  con latte in formulazioni mangeranno circa ogni tre ore. Indipendentemente da quale latte si utilizza , il vostro bambino mangia "abbastanza" se bagna da sei a otto pannolini.
 
Egli deve essere soddisfatto dopo ogni poppata , e svegliarsi a intervalli regolari per essere nutrito di nuovo . Se sputa il latte in formula  alla fine del pasto di solito significa che il bambino ha mangiato più di quanto il suo stomanco possa contenere, ma se il problema persiste , meglio rivolgersi al pediatra .
 
Una volta che che si apre una bottiglia di latte in formula,quella che resta va buttata  per prevenire la crescita batterica e la ripartizione dei nutrienti .
 
Cibi solidi : il sistema immunitario di un bambino è immaturo durante i primi mesi . Il latte materno fornirà la maggior parte delle immunità  al vostro bambino ma quello in formula no . L'introduzione di qualsiasi cibo solido troppo presto può innescare sensibilità o allergie , e molti degli enzimi necessari per digerire i cibi solidi non sono ancora disponibili in quantità sufficienti a consentire che il cibo sia adeguatamente metabolizzato . Ancora più importante , un bambino non possiede la capacità di  deglutire cibi solidi fino a circa cinque mesi , proporglierli provoca conati di vomito o soffocamento .
 
 
 Il vostro pediatra vi guiderà su quando iniziare . 
 
I cibi solidi devono essere considerati complementari , non sostituti del latte materno o in formula come la principale fonte di nutrienti dalla nascita a 12 mesi .
 
Il tuo bambino è pronto per i cibi solidi quando queste cose accadono :
Ha raddoppiato il suo peso alla nascita
Si può sedere in un seggiolone e sostenere la testa sul collo
Apre la bocca quando vede che gli si avvicina un  cucchiaio
 
Vitamine: adeguate vitamine e minerali , per i primi sei mesi , si trovano sia nel latte materno che in  formula. Tuttavia , ulteriore vitamina D potrebbe essere raccomandata per alcuni bambini che allattano al  al seno , e la supplementazione di fluoro è necessario se si mischia l'acqua in bottiglia  con latte in  formula o vivete in una città in cui non si fa trattamento con fluoruro nel sistema idrico pubblico . Il vostro pediatra vi dirà se avete bisogno di queste vitamine supplementari .
 
Rilassatevi e godetevi i primi sei mesi  del vostro bambino . Se  è in crescita , contento e felice , si può essere certi di aver fatto tutto giusto !
 
 

CONSUMO DI PESCE E INQUINAMENTO DA MERCURIO

20.05.2014 10:40

il pesce è un alimento salutare e il suo consumo regolare aiuta nella prevenzione di molte malattie. Ma servono cautele per l'inquinamento da mercurio, come spiega uno studio statunitense che ne sospetta un possibile legame con il diabete.

Il pesce di piccola taglia è meno contaminatoVe lo ricordate il Cappellaio Matto ne Alice nel Paese delle Meraviglie? Per dargli un tocco strampalato Lewis Carroll si ispirò ai disturbi neurologici, come tremori e instabilità emotiva, osservati nei lavoratori di cappelli, esposti quotidianamente al mercurio. Se l’effetto neurotossico di questo metallo, ancor oggi presente per l’inquinamento ambientale, è noto sin dall’Ottocento, meno discusso è l’impatto sugli altri organi e il suo ruolo nella patogenesi di alcune malattie. Uno studio dell’Indiana University ha osservato che il mercurio, ingerito attraverso pesce contaminato, può intaccare la funzionalità delle cellule beta del pancreas, aumentando il potenziale rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2.

LO STUDIO - Pubblicato su Diabetes Care, lo studio statunitense è solo l’ultimo di alcune indagini condotte negli ultimi anni per valutare l’impatto del mercurio sul rischio di alcune patologie. Coinvolgendo 3.875 giovani americani, tra i 20 e i 32 anni di età, è stata calcolata l’incidenza di diabete di tipo 2 nei vent’anni di monitoraggio del campione. Sono risultati più a rischio, secondo i calcoli fino al 67%, gli individui con più alte concentrazioni di mercurio, accumulato nell’organismo attraverso una maggiore consumo abituale di pesce inquinato.

MEGLIO IL PESCE PICCOLO - E’ il pesce, infatti, a portare il mercurio sulle nostre tavole: rilasciato nell’ambiente dalla combustione di carbone di centrali termoelettriche, acciaierie e inceneritori di rifiuti solidi, il metallo si deposita su mari, oceani e laghi sotto forma di metilmercurio. La possibile associazione con il diabete, o con possibili danni ad altri organi, non deve però alimentare una diffidenza verso il suo consumo. «Il pesce è uno degli alimenti più sani della nostra dieta, perchè ricco di omega-tre, per l’alto valore proteico nutrizionale e il basso contenuto di grassi – commenta Agostino Consoli, professore di endocrinologia dell’Università di Chieti – Quando inquinato, il pesce potrebbe non esprimere al massimo i suoi benefici sulla salute. Per questo è meglio scegliere quello di piccola taglia, come il pesce azzurro, ed evitare quello di grossa taglia, come il pesce spada: maggiori sono le dimensioni, e l’età, dell’animale e più probabilità esistono che il mercurio sia concentrato nelle sue carni». Per non oltrepassare la soglia di sicurezza stabilita dall’Oms, 0,1 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo alla settimana, si può adottare un consumo limitato a 2-3 volte alla settimana.

IL MERCURIO NEL MARE - Quanto è davvero alto il rischio di portare sulla tavola del pesce contaminato? Per capire in quali acque si trova l’Italia, abbiamo chiesto un’analisi a Nicola Pirrone, Direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr presso cui è stato recentemente avviato un Centro nazionale di riferimento sul mercurio. «Oltre agli scarichi industriali, nel Mediterraneo esistono anche sorgenti naturali e agglomerati minerali che rilasciano una quantità di mercurio nelle acque». A impensierire di più non è il reale rischio che si corre con l’alimentazione, quanto l’impatto ambientale. Le istituzioni si sono già mosse per limitare le emissioni del metallo nell’ambiente e nel prossimo mese di ottobre, in Giappone, verrà siglato un accordo internazionale. «Questo porterà in medio termine all’abbattimento delle emissioni nell’atmosfera con una riduzione dei depositi negli oceani e sulla fauna ittica. Nell’arco di dieci anni potremmo già vedere una diminuzione delle concentrazioni di mercurio nei pesci che arrivano sulle nostre tavole».

 

Fonte: Fondazione Umberto Veronesi

COTTURA ALLA GRIGLIA E SALUTE

19.05.2014 11:41

Con l’estate arriva la stagione del barbecue, una tradizione che può essere a rischio d’intossicazione. Come riferisce il britannico The Star, nella città inglese di Doncaster, con i suoi quasi 70.000 abitanti, negli ultimi tre anni sono stati registrati 1.479 casi d’intossicazione causata dal batterio Campylobacter. Nei dodici mesi tra aprile 2013 e marzo 2014, sono stati segnalati 475 casi.

 

Il Campylobacter è un batterio che si trasmette direttamente o indirettamente dagli animali all’uomo e può provocare la campilobatteriosi, una malattia che causa nausea, febbre, crampi allo stomaco e diarrea. La raccomandazione delle autorità sanitarie è di cuocere bene la carne e le salsicce e di tagliarle prima di toglierle dal fuoco, per essere sicuri che nessuna parte sia rosa. Ancora meglio per la salute, cucinare la carne nel forno e poi finire la cottura sul barbecue per insaporirla.

 

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Il trucco è cuocere bene la carne, senza lasciare parti poco cotte. Si suggerisce addirittura di utilizzare prima il forno

Secondo i dati dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, nell’Ue si segnalano circa 190.000 casi l’anno, ma il numero effettivo è stimato in nove milioni. La carne di pollame cruda è spesso contaminata da Campylobacter, perché il batterio può vivere anche nell’intestino di esemplari sani. La presenza del batterio si riscontra anche in suini e bovini. La principale fonte d’infezione è il consumo di carne di pollo poco cotta o di prodotti alimentari pronti per l’uso che sono stati in contatto con carne di pollo cruda. Secondo la britannica Standard Food Agency, che ha commissionato una ricerca per analizzare le cause dell’aumento di campilobatteriosi a livello nazionale, il Campylobacter è responsabile di 110 decessi l’anno nel solo Regno Unito, per la maggior parte provocati dalla carne di pollo.

 

Fonte: Il Fatto Alimentare

BAMBINI E SANA ALIMENTAZIONE

13.05.2014 16:21

Perché parlare di alimentazione del bambino? Già, la domanda, come si dice, sorge spontanea: trattandosi di un sito prevalentemente dedicato all'alimentazione dell'adulto, affrontare l'ampio tema di cosa debbano mangiare i nostri bambini potrebbe sembrare un po' fuori luogo.
In realtà, questo sito non è dedicato esclusivamente all'alimentazione dell'adulto, bensì alla corretta alimentazione, ed è fuor di dubbio che ilmomento migliore per impostare una corretta alimentazione sia proprio durante l'età infantile.

Le norme nutrizionali più appropriate, quelle che fonderanno la base degli stili alimentari dell'adulto, si apprendono infatti proprio durante l'infanzia, ed in particolare nei primi due anni di vita
L'importanza poi di un corretto stile alimentare (anche della famiglia) durante l'infanzia influenza direttamente l'alimentazione e lo stato di salute dell'età adulta. Si parla sempre più dell'incremento percentuale dei bambini obesi negli ultimi dieci anni, non più imputabile all'influenza televisiva e dei videogiochi vista la loro presenza già da almeno 50 anni per la televisione  e di 20 anni per i videogiochi. Sempre più si sottolinea come il bambino obeso di oggi potrebbe divenire il futuro obeso di domani. Di sicura sarà un adulto con metabolismo alterato.

Così, poiché molti dei nostri utenti sono sicuramente genitori, oppure hanno a che fare a vario titolo con i bambini, ci è sembrato giusto dedicare una sezione del sito ai principi nutrizionali più corretti, alla luce delle conoscenze attuali, per questa fascia d'età.
La nostra sarà necessariamente una carrellata piuttosto rapida, che non vuole peraltro sostituirsi all'opera del proprio pediatra di fiducia, che dovrebbe sempre rappresentare il punto di riferimento principale per la salute del bambino oltre al Biologo Nutrizionista.
Noi cercheremo semplicemente di percorrere le tappe principalidell'alimentazione del bambino, dando alcune indicazioni su cosa è opportuno fare e cosa sarebbe bene evitare, nonché su quelli che sono i principali principi informativi relativi a quella specifica tappa o situazione.
Siamo aperti a suggerimenti e richieste specifiche, per ampliare ulteriormente questa sezione.

ALLATTAMENTO

Il latte è l'alimento completo per il neonato, fornisce tutti i Nutrienti necessari alla crescita compreso l'acqua, le Vitamine* e i sali minerali, fino ai sei mesi dal parto.

*eccezion fatta per la VitD (prodotta dai Melanociti) e la VitE (prodotta da batteri intestinali).

Il latte Materno è sicuramente la scelta migliore per il nuovo nato viste le importanti difese che favorisce a livello immunitario, inoltre permette alla mamma e al bambino di istaurare un rapporto intenso di unione, particolarmente utile dopo il primo distacco dovuto al d   parto.                                                                                                                Il Latte Vaccino ha invece un contenutobambini2 eccessivo di proteine quali la Caseina più indicata per un Vitello che per un cucciolo d'Uomo. Gli effetti dell'assunzione di latte Vaccino prima dei nove mesi di vita includono la comparsa di allergie (le maglie delle cellule intestinale sono più larghe) e la produzione di Igf-1 sostanza responsabile di un precoce sviluppo del tessuto adiposo  e quindi di maggiore probabilità di sviluppo di obesità infantile (anticipazione dell'adiposity rebound prima dei 5-6anni). Il vantaggio di questo latte è la presenza di tutte le vitamine comprese la D e la K che invece mancano nel latte materno. Il problema è facilmente superabile con l'assunzione di integratori in gocce per bambini, e in seguito con la produzione endogena del lattante. Il latte Materno offre inoltre una quantità di omega-3 molto elevata che è associata positivamente allo sviluppo del sistema nervoso, è infatti uno dei contributi determinanti che ha portato all'evoluzione dall'Homo Ergaster fino all'Homo Sapiens. Il latte materno infine possiede un'ottimale rapporto (9/1) di GOS/FOS, FOS carboidrati indigeribili o fibre presenti in Cicoria, banane, Frumento, Porri; e GOS Fibre composte da monomeri di Glucosio e Galattosio la cui fonte naturale è Latte e Latticini fermentati, importanti prebiotici che aiutano la formazione di una corretta popolazione batterica intestinale necessaria per la digestione, eliminare problemi di gas, scongiurare atopie o malattie infiammatorie.                                         Tuttavia qualora l'allattamento al seno non possa essere possibile per mancanza di produzione o per motivi di salute della neo-mamma o del bambino, allora sono disponibili varie formulazioni di latte Vaccino modificato o Latte artificiale aventi caratteristiche il più possibili vicine al latte materno e con l'aggiunta delle Vitamine K e D.       La quantità giornaliera può essere determinata moltiplicando il valore di 165ml per i Chiligrammi di peso del bambino. La quantità a poppata varia tra i 50 e i 100ml.

Latte"0" per prematuri.

.Latte artificiale"1" da 0-6 mesi .

Latte"2" dai 6 ai 12 mesi.

Latte di crescita dai 12 ai 36 mesi.

La polvere generalmente si dosa con un misurino in acqua (circa ml.30) previa bollitura di quest'ultima. In caso di sintomi di atopie (diarrea, vomito, rigurgiti frequenti che minano l’accrescimento, coliche gassose, microemorragie, eczemi, orticarie, angioedemi) è disponibile il Latte anti-rigurgito, o latte di Capra (per soggetti semplicemente allergici) o latte privo di lattosio (per galattosemie o deficit della lattasi), o privo di proteine vaccine chiamato Latte Ha.  Ulteriore risorsa è il Latte di Asina non sempre reperibile, ha caratteristiche simili al latte Umano ma il costo è decisamente alto.

In questa fase il bambino crescerà seguendo le curve di crescita in consultazione dal vostro pediatra. Tuttavia non dovete allarmarvi se vedete il peso aumentare troppo rispetto agli standard, ricordate che sono solo valutazioni statistiche non sempre associabili al singolo caso. Le preoccupazioni possono essere legittime solo se la retta della crescita interseca più curve ma in una età più avanzata.

Un accenno va fatto per i prematuri, questi non posseggono le scorte di acidi grassi omega-3 tipiche dei neonati a termine, inoltre le reazioni di desaturazione non sono mature occorre quindi implementare l'alimentazione della mamma con cibi ricchi di omega-3 al fine di favorire il corretto sviluppo del sistema nervoso. In alternativa far assumere ai bambini complessi previtaminici o alla mamma omega-3 in compresse. Tale prescrizione tornerà utile anche per le mamme con bambini a termine, vista la depauperazione prodotta ad opera del nascituro.

fatkidsSVEZZAMENTO

Diversi sono i protocolli disponibili per lo Svezzamento. In Genere viene consigliato non prima del 4° mese e non dopo il 7° mese. Svezzamento non significa eliminazione dell'allattamento ma semplicemente sostituzione di uno o più poppate con alimenti diversi. L'allattamento 500ml/die può continuare fino 2-3 anni. Tra le varie procedure attuabili si deve tener conto dell'interesse del bimbo, delle abitudini familiari e delle tradizioni locali. E' importante accostare il bambino alla tavola nei giorni precedenti all'inizio dello svezzamento per farlo giocare con il cibo al fine aumentare la familiarizzazione del bambino con  i vari alimenti. Fare attenzione naturalmente a non far ingurgitare cibi vietati al momento.

Il Biologo Nutrizionista dovrebbe anche consigliare che: il momento del pasto deve essere sereno, senza costrizioni. Lo svezzamento è una fase normale durante la quale non si priva il figlio di attenzioni, ma semplicemente, lo si aiuta a diventare grande.

SECONDA INFANZIA

Dopo i tre anni si avvicina il momento di un rallentamento meno marcato della velocità di crescita. L'alimentazione deve essere regolare con la presenza di tutti i cibi compresa frutta, Verdura e Pesce. E' importante il buon esempio dei genitori. E' questo il momento in cui un'alimentazione eccessiva fornirà le basi del futuro adulto obeso. L'eccessiva assunzione di merendine di cui i bambini non avrebbero bisogno se non per via dell'influenza pubblicitaria (possono essere sostituite egregiamente da frutta e yogurt) oppure l'utilizzo indiscriminato di panini farciti o di patatine fritte (un Menù da fast-food può apportare tutte le calorie di una giornata intera),  portano ad un aumento dell'introito calorico in un momento in cui la velocità di crescita è più bassa. Per non parlare dei giochi decisamente sedentari di cui il mondo occidentale si è dotato (videogiochi, televisione) che non aiutano l'eliminazione dell'eccesso di calorie tramite un sano movimento (peraltro trattato nella sezione "Sport").

La corretta alimentazione Mediterranea prevede un'assunzione di alimenti con proteine e grassi animali limitata da una a tre volte a settimana integrando poi con il pesce altre due, tre volte a settimana; e magari trovando posto almeno per una volta a settimana per i legumi. Invece i nostri bambini mangiano affettati per lo spuntino della mattina (pane e mortadella oppure Merendine), Carne a Pranzo (es.:Mc Donald), e per cambiare Carne a Cena per un totale di tre volte al giorno. Senza dilungarci sulla quantità di Ormoni e antibiotici che è possibile assumere indirettamente  per colpa delle politiche di allevamento; le proteine e i grassi in eccesso portano, quando queste non vengono consumate, ad anticipare il momento dello sviluppo, in alcuni casi addirittura prima dei 5 anni. Se poi non siamo attenti all'eccessivo consumo dei cibi pronti, porteremo i nostri bambini ad assumere coloranti, additivi e conservanti che possono ridurre la salute di piccoli e grandi. Già, forse non tutti sanno che le merendine o le patatine comprate dagli adulti per soddisfare le presunte esigenze dei figli, finiscono spesso per soddisfare gli stessi adulti  con la solita scusa:" non possiamo mica buttarli!".  Beh di certo il buon esempio conta nell'educazione dei figli, ma non solo  per evitare gli sprechi, anche magari per evitare di mettere nel carrello della spesa cibi poco salutari.

TERZA INFANZIA

Dai 6-15 anni si assiste ad un veloce incremento della velocità di crescita. Ciò porta all'aumento delle necessità alimentari.  E' la fase dell'adolescenza dove le bambine sviluppano le forme che saranno della futura donna, e dove i bambini sviluppano muscoli e lineamenti più marcati. Non bisogna però uscire dalle indicazione di una corretta dieta mediterranea poiché  i nostri bambini attraversano, grazie alle paghette, una maggior disponibilità economica e di libertà di azione cosicché diventa facile l'assunzione di cibi spazzatura (patatine, bibite, Sandwich, pizza dopo la scuola e naturalmente poco prima del pranzo) con uno sbilancio in eccesso delle calorie ingerite specie se non compensate dal corretto movimento muscolare. Le adolescenti attraversano un periodo non facile di modifiche e disorientamento con il proprio corpo. Soprattutto le più precoci possono trovare difficoltà di rapporto con le coetanee. Tutto ciò può sfociare nel desiderio regressivo di tornare all'infanzia perdendo così anche le attenzioni più pressanti dei maschietti. Tale regressione può essere raggiunta tramite diete ipocaloriche che riducono le forme corporee, fino al profilo patologico dell'anoressia. Occorre in questo caso precorrere i tempi insegnando all'adolescente il modo migliore per alimentarsi senza ingrassare e aiutarla ad accettare lo sviluppo.

L'indicazione pratica del Biologo Nutrizionista per i nostri piccoli e robusti amici è quella di fare una buona colazione come dimostrano i dati di:               Schlundt nel 1992: dimagrisce di più chi fa colazione al mattino;         Wyatt nel 2002: chi fa colazione presenta un peso più controllato;     Castro nel 2004: chi non mangia al mattino mangerà di più nel pomeriggio (magari fuori dal controllo dei genitori).

Il realtà saltare la colazione non aumenta solo le calorie ingerite nel pomeriggio ma peggiora anche la salute:                                      Farshchi nel 2005 documentò l'aumento di Diabete e Aterosclerosi;     Utter nel 2007 ha trovato una correlazione con l'aumento del BMI (indicatore di rischio cardiovascolare),            Timlin conferma il dato di Utter addirittura associandolo alla frequenza settimanale della colazione.

Un'utile indicazione è quella di assumere Yogurt, è un alimento altamente digeribile ricco di minerali e vitamine ma anche di Lattobacilli e Bifidobatteri importanti per eliminare problemi di atopie e per risolvere diarree e patologie infiammatorie intestinali, nonché per risolvere più velocemente Candidosi e infiammazioni del sistema uro-genitale e sembra ultimamente anche delle infezioni delle vie aeree. In caso di problemi di questo tipo sono presenti in commercio varie formulazioni di Probiotici cioè insieme di batteri normalmente presenti nel nostro intestino e che sono modulatori del nostro sistema immunitario. In caso invece di problematiche di lungo periodo è utile sapere che i Prebiotici, ossia insieme di sostanze indigeribili dall'essere umano ma solo da specifici batteri, promuovono la crescita dei Bifidobatteri e quindi producono i benefici di sopra esposti anche nel lungo periodo. Infine facilitano l'assorbimento di Calcio e Magnesio ed hanno un'azione ipolipemizzante.

Per i genitori invece: date il buon esempio  facendo colazione a casa magari con uno Yogurt, mangiando sempre frutta e verdura sia a pranzo che a cena. Non tenete in frigo o in dispensa troppi cibi di facile consumo (formaggi, affettati, gelati, merendine), anche i fratellini piccoli e troppo magri rischiano la salute assorbendo additivi, coloranti e conservanti. E principalmente fate la spesa con una lista ragionata a casa, anche con la partecipazione dei vostri bambini spiegando il motivo delle scelte prima di andare al supermercato. Ad esempio: "compriamo la marmellata il pane e lo Yogurt perché farà bene a tutta la famiglia". "La Nutella va bene una volta ogni tanto non tutti i giorni". "La frutta è il cibo più buono e genuino, sugli alberi cresce la frutta non la merendina". "Questa sera mangeremo pesce perché proverò una nuova ricetta ossia il pesce al limone". Oppure "Questa sera proverai invece dei soliti sofficini il pollo al latte!"  Siate sereni durante i pasti se non addirittura sorridenti. Preparate i cibi con cura ma senza troppe aspettative. Sorridete ad un rifiuto, condividete gli accadimenti del giorno a tavola (ma senza TV). Niente ultimatum, drammatizzazioni, Delusioni, Punizioni se non si mangia, punizioni che riguardino l'eliminazione di cibo, oppure Minacce o addirittura vere e proprie guerre. Il Vostro Nutrizionista vi dice infine che:......

Il Cibo ci lega, non ci divide. Non è strumento, ma collante; non è un'arma, ma vincolo. E' il legame tra chi nutre e chi è nutrito, dove "nutrire" non è solo "dare da mangiare", ma aiutare a diventare adulti equilibrati.

ALLATTAMENTO AL SENO: FINO A QUANDO?

13.05.2014 16:16

Non è necessario svezzare a un’età specifica

L’altro giorno in biblioteca, ho sentito una conversazione fra due madri di bambini piccoli. Una di loro ha chiesto all’altra, “Stai ancora allattando Ryan?” L’altra rispose, “No, il pediatra mi ha detto di svezzarlo a dodici mesi quindi l’ho fatto, anche se questo mi ha quasi spezzato il cuore”.

Mi ricordo di aver ricevuto anch’io gli stessi consigli dal pediatra quando la mia primogenita compì dodici mesi. Quando chiesi perché avrei dovuto interrompere l’allattamento, la risposta fu: “Così la bambina può imparare ad essere indipendente”. Ignorai questi consigli solo perché una mia cara amica allattava ancora con amore e tenerezza il suo bambino di due anni e mezzo senza alcun danno apparente. Tuttavia non tutte le mamme hanno un modello alternativo da seguire, quando viene loro detto che è arrivato il momento per lo svezzamento. Mi rattrista vedere tante mamme rinunciare all’allattamento a causa di consigli che sono stati dati loro in modo arbitrario, prima che madre e bambino fossero pronti allo svezzamento.

Perché tanti medici consigliano lo svezzamento a un anno? Una signora ha scritto alla rubrica “Il medico risponde” di una rivista, chiedendo: “Quando dovrei svezzare il mio bambino?” La risposta del pediatra rifletteva un’idea molto diffusa: “Lo svezzi a un anno poiché a tale età potrà prendere il latte vaccino”. Però i bambini si attaccano al seno anche per motivi diversi dalla semplice nutrizione, e le madri non allattano solo per dovere, ma anche perché ne ricavano una profonda soddisfazione.

Per molte madri, la domanda non è: “Per quanto tempo devo allattare, per la salute del mio bambino?” ma, piuttosto, “Esiste un limite massimo di età oltre il quale l’allattamento può provocare danni al bambino?” Se non c’è un limite d’età, perché allora non si può lasciare alla madre e al bambino questa decisione? Esistono studi che comprovino la necessità dello svezzamento a un anno?

I benefìci dell’allattamento si estendono oltre l’anno

Le ricerche dimostrano che i bambini possono trarre benefici dall’allattamento materno oltre il primo anno di vita. Uno dei benefici è il nutrimento. Le ricerche hanno dimostrato che il latte del secondo anno è molto simile al latte del primo anno dal punto di vista nutrizionale (nota 1), ed anzi è più nutriente(2). Anche dopo due anni, o più, esso continua a essere una valida fonte di proteine, grassi, calcio e vitamine(3). Sembra che la sua speciale composizione favorisca uno sviluppo fisiologico del metabolismo e prevenga malattie metaboliche come obesità e diabete, in misura maggiore quanto più il bambino è allattato(4,5,6,7,8), proteggendo anche dalle malattie cardiovascolari(4,9).

Un secondo beneficio è l’immunità verso le malattie. È stato dimostrato che la concentrazione delle sostanze immunitarie contenute nel latte materno aumenta man mano che il bambino cresce e poppa meno, e quindi anche i bambini più grandi continuano a beneficiare di tanti fattori immunitari(10,11,12,13). Uno studio dal Bangladesh fornisce una drammatica dimostrazione dell’effetto che la privazione di queste immunità può avere. In questo ambiente povero, si è visto che lo svezzamento dei bambini fra i diciotto e i trentasei mesi di vita raddoppia il rischio di morte(14). Naturalmente nei paesi sviluppati lo svezzamento non è una questione di vita o di morte; l’allattamento protratto può però significare meno visite mediche.

Un terzo vantaggio dal punto di vista della salute fisica è quello di evitare l’insorgere di allergie. È ampiamente documentato che ci sono meno probabilità di reazioni allergiche introducendo il più tardi possibile il latte vaccino e altri comuni alimenti allergenici nella dieta del bambino(15,16,17).

Considerazioni psicologiche

Ogni madre che ha allattato un bambino oltre i dodici mesi di vita conosce la tenerezza e l’intimità generati dall’allattamento di un piccolo essere, grande a sufficienza per parlarne. Non abbiamo bisogno di leggere su riviste mediche che l’allattamento materno continuato dà soddisfazione sia alla madre che al bambino. Ma è mai stato pubblicato qualche documento riguardo a questi benefici?

Un articolo scritto dalla psichiatra L.R. Waletzky(18) consiglia lo svezzamento naturale. L'autrice considera traumatico per il bambino lo svezzamento forzato e dice che la maggior parte dei consigli che riguardano lo svezzamento dati dai pediatri “si basa su considerazioni e pregiudizi personali e non su evidenze cliniche”. Aggiunge: “Togliere a un bambino in modo brusco e prematuro l’esperienza emotiva più soddisfacente che egli abbia mai conosciuto potrebbe (...) portare a una significativa e immediata angoscia che si può protrarre nel tempo (...). Un simile approccio considera l’allattamento solo come “fonte di latte” e non riesce a concepire il suo significato come mezzo di conforto, piacere e comunicazione per la madre e per il bambino”.

Le madri che allattano al seno vedono i loro bambini in una luce più positiva

È scarsa la documentazione sulle ricerche riguardo agli aspetti psicologici dell’allattamento materno. Uno studio, che si occupa specificamente di bambini allattati per più di un anno, mostra un legame significativo fra la durata dell’allattamento e l’inserimento sociale dei bambini fra i sei e gli otto anni. Questa ricerca si è basata su valutazioni fatte dalle madri di questi bambini e dai loro insegnanti(19). Nelle parole dei ricercatori: “Ci sono tendenze statisticamente significative che dimostrano che i disturbi del comportamento diminuiscono con l’aumento della durata dell’allattamento materno”. Gli autori sono stati cauti nell’interpretare questi risultati, dicendo che non hanno verificato scientificamente le differenze d’interazione madre-bambino nell’allattamento materno e in quello artificiale (ciò potrebbe chiarire le differenze osservate nell’inserimento sociale dei bambini più grandi). Ma non ha molta importanza se il miglior inserimento di un bambino è dovuto all’allattamento in sé, o ai comportamenti materni che sono tipici di donne aperte all’idea di allattare i loro bambini per un anno o più. Quello che conta è il risultato; più i bambini sono stati allattati, migliore è stato il loro inserimento sociale. La relazione tra durata dell’allattamento materno e adattamento sociale è stata più forte e coerente quando il comportamento dei bambini è stato valutato dalle madri piuttosto che dagli insegnanti (sebbene per entrambe l’associazione di questi due fattori sia stata significativa), il che suggerisce che le madri che allattano per periodi più lunghi sono portate a vedere i loro bambini in una luce più positiva rispetto alle madri che non lo fanno.

Penso che molte di noi sarebbero d’accordo nell’affermare che l’allattamento ci aiuta a rapportarci nei confronti dei nostri figli in una maniera più positiva. Ci aiuta a sentirci più vicine e affettuose, il che è particolarmente utile per superare le pretese irrazionali e le crisi emotive dei bambini fra gli uno e i tre anni. Anche quando mi sento molto tesa, quando mi siedo per allattare il mio bambino più piccolo succede che alla fine della poppata quasi sempre ci alziamo tutti e due rilassati e allegri.

Gli atteggiamenti culturali influiscono anche sui medici

Quando i medici danno consigli sullo svezzamento, si basano sui risultati della ricerca medica? A quanto pare no, poiché non c’è nessuna indicazione che attesti che l’allattamento materno oltre il primo anno di vita abbia qualche effetto negativo; d’altra parte ci sono ampie prove dei suoi effetti benefici. Allora, su che cosa si basa il consiglio spesso sentito, “Svezzate il bambino a un anno”?

Probabilmente, tanti fattori vi concorrono; uno di questi può essere rappresentato semplicemente dalle aspettative culturali o, come dice la Waletzky, “...dal pregiudizio personale”. Come tutti, anche i medici sono influenzati dalle tendenze culturali. E la tendenza dei genitori nell’allevamento dei figli al giorno d’oggi è quella di avere aspettative di sviluppo precoce e indipendenza anticipata. L’enfasi per lo svezzamento anticipato va di pari passo con la tendenza generale a incoraggiare l’indipendenza precoce. Ironicamente, secondo la Waletzky e molti altri, un precoce svezzamento forzato può ostacolare proprio lo sviluppo emotivo del bambino, e aumentarne la dipendenza.

Un altro fattore che influisce sugli atteggiamenti assunti verso lo svezzamento può essere la vita frenetica della nostra società. Allattare senza restrizioni non sembra compatibile con lo stile di vita moderno. Molti articoli sullo svezzamento esprimono implicitamente l’idea che le madri vogliano smettere di allattare appena le capacità digestive dei loro figli lo rendano possibile.

Può anche essere che i medici, come tutti, siano influenzati da pregiudizi culturali che considerano il seno come un richiamo sessuale. Un bambino abbastanza grande per parlare può essere considerato troppo grande per trovare conforto fisico al seno della mamma.

Il nocciolo della questione può essere semplicemente spiegato dal fatto che nella nostra cultura non è comune allattare per più di un anno, quindi la maggior parte delle persone suppone che la madre di un bambino che abbia compiuto l’anno desideri svezzarlo.

Concetti erronei

Alcuni medici possono essere del parere che l’allattamento al seno possa interferire con il desiderio di un bambino di mangiare altri cibi. Eppure non c’è niente che dimostri che i bambini che ancora poppano tendano maggiormente a rifiutare cibi in aggiunta al latte materno, rispetto ai bambini già svezzati. Infatti, nei paesi del terzo mondo, dove l’appetito di un bambino malnutrito fra l’anno e i tre anni può essere d’importanza critica, la maggior parte dei ricercatori consiglia di proseguire con l’allattamento materno anche nel caso di bambini gravemente malnutriti(14,20,21,22), suggerendo di aiutare il bambino malnutrito non con lo svezzamento, ma arricchendo la dieta della madre, per migliorare la qualità nutritiva del suo latte(23,3), e offrendo al bambino cibi più variati e gustosi per migliorare il suo appetito(20,24,25).

Come parlare al medico

Molti medici pensano che le madri considerino l’allattamento al seno un fastidio invece che un piacere, perciò è molto importante dire al medico che si desidera continuare ad allattare. Se la madre non esprime chiaramente un’opinione diversa, il medico potrebbe pensare che le uniche cose che lei tiene in considerazione siano la nutrizione del bambino e la propria comodità.

Esprimere il proprio punto di vista con sicurezza è probabilmente il modo migliore per influenzare positivamente le idee del medico. Per esempio, si potrebbe dire “Emma e io stiamo veramente godendo il nostro rapporto di allattamento. Sembra che le faccia bene; è una bambina felice e cresce così bene”. Paragoniamo questo con un approccio meno sicuro: “Non sono sicura se sia giunto il momento per svezzare Emma. L’allattamento al seno non sembra che le faccia male, veramente. Pensa che possa continuare?”. Quale dei due modi solleciterà più probabilmente una risposta positiva sul proseguire l’allattamento?

Non tutti i medici consigliano lo svezzamento a un anno; ma quelli che lo fanno potrebbero imparare dalle madri che comunicano il loro entusiasmo per lo svezzamento naturale. All’ambulatorio pediatrico molte di noi rimangono zitte sulla questione dell’allattamento, per evitare consigli non desiderati; ma se fossimo più loquaci nell’affermare il piacere di allattare un bambino che ha superato l’anno, forse potremmo cambiare alcuni atteggiamenti altrui. Ci vogliono convinzione e sicurezza; per quanto mi riguarda, sapere che le ricerche svolte sull’argomento sostengono lo svezzamento naturale mi ha rassicurato ulteriormente sulla sua validità, sia dal punto di vista medico che emotivo.

 

Bibliografia

1. Victora, C.G. et al.,: Is prolonged breastfeeding associated with malnutrition? Am J Clin Nutr 1984; 39: 307-14

2. Mandel D, Lubetzky R, Dollberg S et al Fat and energy contents of expressed human breast milk in prolonged lactation. Pediatrics. 2005;116(3):e432-5

3. Jeliffe, D.B., e Jeliffe, D.B.P.: The volume and composition of human milk in poorly nourished communities. A review. Am J Clin Nutr 1978; 31:492-509

4. Kramer MS et al. Effects of prolonged and exclusive breastfeeding on child height, weight, adiposity, and blood pressure at age 6.5 y: evidence from a large randomized trial. Am J Clin Nutr 2007;86(6):1717-1721

5. Stuebe AM, Rich-Edwards JW, Willett WC et al. Duration of lactation and incidence of type 2 diabetes. JAMA 2005;294(20):2601-10

6. Arenz S, von Kries R. Protective effect of breastfeeding against obesity in childhood. Can a meta-analysis of observational studies help to validate the hypothesis? Adv Exp Med Biol. 2005;569:40-8

7. Burke V, Beilin LJ, Simmer K. Breastfeeding and overweight: Longitudinal analysis in an australian birth cohort. J Pediatr 2005;35(8):1014-21

8. Harder T, Bergmann R, Kallischnigg G et al. Duration of breastfeeding and risk of overweight: a meta-analysis. Am J Epidemiol. 2005;162(5):397-403

9. Williams MJA, Williams SM, Poulton R. Breast feeding is related to C reactive protein concentration in adult women. J Epidemiol Community Health 2006;60:146-48

10. Goldman, A.S. et al.,: Immunologic components in human milk during the second year of lactation. Acta Paediatr Scand 1983; 722:133-34

11. Guilick, E.E.: Effects of Breastfeeding on Infant Health. Pediatr Nurs 1986; 12 (1): 51-54

12. Quigley MA, Kelly YJ, Sacker A. Breastfeeding and hospitalization for diarrheal and respiratory infection in the United Kingdom Millennium Cohort Study. Pediatrics 2007;119(4):e837-42

13. Kuhn L, Kasonde P, Sinkala M et al. Prolonged breast-feeding and mortality up to two years post-partum among HIV-positive women in Zambia. AIDS. 2005;19(15):1677-81

14. iend, A. et al.,: Breastfeeding, nutritional state, and child survival in rural Bangladesh. Br Med J 1988; 296:879-82

15. Savilahti, V.M. et al.,: Prolonged exclusive breastfeeding and heredity as determinants in infantile atopy. Arch Dis Child 1987; 62: 269-73

16. Obihara CC, Marais BJ, Gie RP et al. The association of prolonged breastfeeding and allergic disease in poor urban children. Eur Respir J. 2005;25(6):970-7

17. Kramer MS et al. Effect of prolonged and exclusive breast feeding on risk of allergy and asthma: cluster randomised trial BMJ 2007;335(7624):815

18. Waletzky, L.R.: Breastfeeding and weaning: some psychological considerations. Primary Care 1979; 6:341-55

19. Ferguson, D.M. et al.,: Breastfeeding and subsequent social adjustment in six- to eight-year-old children. J Child Psychol Psychiatr Allied Discip 1987; 28:378-86

20. Rohde, J.E.: Breastfeeding beyond twelve months. Lancet 1988; 2:1016

21. Shattock, F.M. e Stephens, A.J.H.: Duration of breastfeeding. Lancet 1975; 1:113-14

22. Whitehead, R.G.: The human weaning process. Pediatr 1985; 75:189-93

23. Ahn, C.H., e MacLean, W.C.: Growth of the exclusively breastfed infant. Am J Clin Nutr 1980; 33:183-92

24. Tangermann, R.H. et al.,: Breastfeeding beyond 12 months. Lancet 1988; 2:1016

25. Underwood, B.A. Weaning practices in deprived environments: the weaning dilemma. Pediatr 1985; 75:194-98

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ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA

13.05.2014 16:06

 

 

La qualità dell’alimentazione materna durante la gravidanza è uno dei fattori che può influenzare in maniera significativa la salute della gestante durante tale periodo e la salute del nascituro, non solo durante il periodo fetale e neonatale, ma anche e soprattutto durante la vita adulta e la terza età.

È  quindi opportuno prestare attenzione all’alimentazione della gestante, già a partire dal periodo pre-concezionale, ovvero già prima del concepimento, fino a tutto il periodo in cui il bambino verrà allattato al seno.

La fase pre-concezionale fa parte del periodo che viene chiamato “peri-concezionale” e che include, dopo il periodo pre-concezionale, il concepimento, l’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero, la formazione della placenta e degli annessi (cosiddetta “placentazione”) e, infine, l’embriogenesi (la formazione e la crescita dell’embrione).

I primi tre mesi

Nel primo trimestre di gravidanza, l’aumento di peso della mamma si deve all’aumento del volume di sangue e alla crescita dell’utero.

Non è quindi un aumento di peso rilevante (può essere all’incirca di un chilo) e, a meno che non vi siano situazioni di particolari carenze o insufficienza di peso da parte della donna, non è necessario incrementare l’apporto dietetico di energia: la dieta deve essere variata, completa, equilibrata e deve includere l’integrazione con le vitamine e sostanze necessarie alla futura mamma, il cui fabbisogno non può essere soddisfatto unicamente con la dieta (soprattutto l’acido folico e il ferro).

Non va quindi dato credito al detto popolare secondo il quale è bene che la donna che aspetta un bambino “mangi per due”: è anzi opportuno controllare con attenzione il peso corporeo nel tempo.

Dal quarto mese

Nel secondo trimestre, l’aumento dei tessuti materni (volume mammario, placenta, liquido amniotico, riserve di grassi) e la crescita fetale fanno sì che aumenti il fabbisogno calorico. Il peso, per donne normopeso, cresce di circa 0,5 kg alla settimana. 

I LARN (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana) consigliano un fabbisogno aggiuntivo di 350 kcal/die per il secondo semestre di gravidanza e di 460 kcal/die per il terzo trimestre.

È bene ricordare che il fabbisogno aggiuntivo di energia in gravidanza e l’aumento auspicabile di peso va comunque stabilito individualmente e varia a seconda dell’IMC pre-gravidanza (l’Indice di massa corporea, in inglese Body mass  index - BMI, valore che si ottiene dividendo il peso in Kg per il quadrato dell’altezza in metri).

Per una donna normopeso (IMC precedente alla gravidanza compreso tra 18,5 e 24,9), ad esempio, l’incremento di peso può essere compreso tra 9 e 16 kg. L’intervallo cambia a seconda che il soggetto sia sottopeso o sovrappeso o in caso di gravidanza gemellare. Il fabbisogno giornaliero di una donna in gravidanza è generalmente compreso tra 1600 e 2400 kcal/die.

Un eccessivo incremento ponderale durante la gravidanza è da evitare perché responsabile di complicanze pericolose sia per la futura mamma (gestosi, diabete gestazionale, parto prematuro) che per il nascituro (macrosomia, lesioni durante il parto).

Durante l’intero periodo di gravidanza, e come detto anche prima del suo inizio, è bene seguire una dieta varia e sana per assicurare al feto tutti i nutrienti di cui ha bisogno per il suo sviluppo. In gravidanza e durante l’allattamento aumenta il fabbisogno di vitamine (A, D, C, B6, B12), acido folico, sali minerali, lipidi (acidi grassi essenziali).

La dieta deve soddisfare tali richieste dell’organismo sia della gestante che della nutrice in modo da garantire lo sviluppo ottimale al bambino e la salute della donna.

Gli alimenti che non devono mancare sono:

  • frutta e verdura
  • carboidrati (pane, pasta, riso, orzo, patate), limitando gli zuccheri derivanti prevalentemente da dolci e bibite
  • proteine (pesce, carne, legumi, uova)
  • latte e derivati del latte (formaggi, yogurt)
  • alimenti ricchi di fibre, per contrastare la stipsi che spesso si presenta durante gravidanza (pane pasta e cereali integrali, frutta, verdura e/o supplementazione con integratori contenenti fibre solubili).

Le donne che seguono una dieta vegetariana o vegana devono prestare attenzione ai livelli di assunzione raccomandati dalla comunità scientifica per quanto riguarda le proteine: la raccomandazione è quella di un incremento giornaliero di 6 g/die.
Alle donne vegetariane in stato di gravidanza si consiglia inoltre un supplemento di vitamina B12: è opportuno chiedere al medico indicazioni su come alimentarsi al meglio.

Ecco una serie di consigli pratici dietetici per la donna in gravidanza:

  • Frazionare la dieta in 4-5 pasti suddivisi durante la giornata
  • Mangiare lentamente, l’ingestione d’aria può dare un senso di gonfiore addominale
  • Seguire una dieta quotidiana il più possibile varia e contenente tutti i principi nutritivi
  • Preferire alimenti freschi per mantenerne inalterato  il contenuto di vitamine e minerali
  • Preferibilmente evitare cibi precotti o conservati in scatola che, in genere, contengono additivi
  • Evitare i cibi di origine animale crudi o poco cotti e gli insaccati (obbligatorio per le gestanti che risultano non avere sviluppato immunità contro il toxoplasma)
  • Evitare il consumo di grassi animali (burro, lardo) e preferire l’olio extravergine d’oliva
  • Evitare le bevande alcoliche e limitare il consumo di caffè
  • Limitare il consumo di sale e comunque usare il sale iodato
  • Meglio evitare i legumi secchi che potrebbero favorire la comparsa di meteorismo e coliche addominali
  • Bere abbondantemente durante tutta la giornata (2 litri di acqua, preferibilmente oligominerale)
  • Non assumere aspartame o altri dolcificanti
  • Evitare caramelle, bevande zuccherate, pasticceria, cioccolato, cibi fritti, condimenti molto elaborati
  • Consumare latte e/o yogurt, preferibilmente  a ridotto contenuto di grassi
  • Ridurre al minimo il consumo di carboidrati raffinati (zucchero, dolci, gelati) preferendo modiche quantità di pasta, pane, patate
  • Preferire le carni magre tipo pollo, tacchino, manzo cucinate alla griglia o in forno o in umido
  • Preferire pesci tipo sogliola, merluzzo, nasello, trota, palombo, dentice, orata cucinati alla griglia o al cartoccio o al vapore o in umido. Evitare i pesci conservati sott’olio o in salamoia. Evitare il consumo di molluschi e crostacei
  • Consumare non più di 2 uova a settimana, cucinate alla coque o in camicia o  frittata cotta al forno o in padelle antiaderenti (quindi senza condimenti)
  • Preferire i formaggi freschi tipo mozzarella o ricotta o crescenza
  • Consumare ogni giorno verdura cotta o cruda (insalata, patate, zucchine, piselli, broccoli, carote,  pomodori, peperoni eccetera) e frutta preferibilmente di stagione (mele, banane, pere, pesche, albicocche, anguria, melone, uva, fragole, kiwi).

Occorre introdurre in gravidanza gli acidi grassi essenziali, quelli che cioè non sono prodotti autonomamente dall’organismo (tra questi, gli acidi grassi monoinsaturi e gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena, in particolar modo della serie  omega-3, tra cui il più il più importante è il DHA presente nel pesce, soprattutto quello detto “azzurro”). Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato come già il periodo prenatale presenti rischi di carenza di omega-3.

Per coprire il fabbisogno di acidi grassi essenziali, si può ricorrere su consiglio del medico ad alimenti fortificati o supplementare l’assunzione con integratori. La disponibilità di adeguate quantità di acidi grassi essenziali è importante anche per la crescita e lo sviluppo del sistema nervoso centrale neonato e serve in particolare alle strutture cerebrali e retiniche.

Di norma, il pesce andrebbe consumato almeno due volte la settimana in quanto è fonte di sostanze necessarie per lo sviluppo del sistema nervoso del feto e del lattante.

 

ALIMENTI RICCHI DI MAGNESIO: PERCHE' E' COSI' IMPORTANTE MANGIARLI

08.05.2014 11:26

 

Si sente spesso parlare dell’importanza del calcio e del ferro. Del magnesio invece si parla molto, molto poco.

E’ vero che di magnesio ci serve solo un piccola quantità al giorno tuttavia, la maggior parte delle persone non assume mai abbastanza questo di questo minerale.

La carenza di magnesio poi non e’ una cosa da prendere alla leggera visto che tale carenza promuove disturbi come emicrania, ipertensione, diabete, asma e osteoporosi.

In questo articolo capirai perché e’ importante prendere seriamente in considerazione il magnesio, scoprirai quali sono gli alimenti ricchi di questo minerale e come possiamo integrare questo minerale ogni giorno attraverso il cibo.

I benefici del magnesio per la tua salute

Il magnesio, come anche altri minerali essenziali, non può essere prodotto dal nostro corpo. Ha bisogno quindi di essere integrato attraverso il cibo che mangiamo ogni giorno.

L’efficacia di centinaia di enzimi dipende dal magnesio.

Questi enzimi a loro volta, sono responsabili di una vasta gamma di reazioni biochimiche che ci tengono in salute e favoriscono la nostra vitalità quotidiana.

Di quanto magnesio abbiamo bisogno?

Probabilmente ora starai pensando che, vista la sua importanza, per stare bene dobbiamo assumere delle mega dosi di magnesio ogni giorno.

Niente affatto. La dose consigliata per un adulto sano e’ di circa 3 – 400 mg di magnesio al giorno.

Eppure, nonostante ci voglia cosi poco, la carenza di magnesio e’ molto diffusa.

Le cause della carenza di magnesio

L’assunzione a lungo termine di alimenti raffinati, (pasta, merendine, cibi pronti ecc.) il consumo eccessivo di alcool, caffè, bevande gasate, zucchero e sale sono tutti fattori che possono ridurre al minimo se non eliminare l’assorbimento di magnesio.

Alcuni disturbi invece, come ad esempio le malattie gastrointestinali, il diabete, le malattie renali e l’ipertiroidismo, possono essere favoriti dai farmaci, (come le anfetamine e diuretici) i quali anch’essi riducono i livelli di magnesio nel corpo.

A causa delle molte funzioni svolte dal magnesio nel corpo, una carenza di questo minerale può favorire tutta una serie di sintomi come: l’agitazione, l’ansia, la depressione, uno sbilanciamento nei i livelli di zucchero nel sangue, mal di testa, spasmi muscolari e debolezza, tremore, affaticamento, la contrazione irregolare del cuore, l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e altro ancora.

Le persone che hanno scarse riserve di magnesio inoltre sono spesso a rischio di malattie cardiovascolari, disfunzioni immunitarie e persino cancro.

Non e’ mia intenzione spaventare nessuno, ma e’ importante saperle queste cose cosi da non ritrovarsi con disturbi e malattie e poi maledire il caso e la sorte.

Gli effetti collaterali di tale carenza appaiono progressivamente e’ quindi difficile accorgersene.

E’ un po’ come invecchiare, non te ne rendi conto di quanto tempo e passato e di quanto sei cambiato fino a quando non guardi una foto di qualche anno fa.

Apprendo una breve parentesi, e’ per questo che quando parlo di depressione sottolineo l’importanza di una corretta e sana alimentazione.
Respiro, nutrizione, attività fisica, pensiero positivo.. e’ tutto collegato! Chiusa parentesi.

Come possiamo integrare il magnesio attraverso il cibo?

Il modo migliore per assumere il magnesio e’ attraverso il cibo che mangiamo. La cosa buona dei cibi ricchi di minerali e’ che mangiandoli assumi queste sostanze nella loro forma organica (viva e attiva, quindi si assorbe facilmente e velocemente) ed e’ quasi impossibile assumerne troppo.

Non tutti gli alimenti pero’ abbondano di questo minerale.
Gli alimenti con maggior contenuto di magnesio sono quelli di origine vegetale.

Prima di elencarti questi 7 cibi ricchi di magnesio ti ricordo che sempre e comunque la tua alimentazione deve essere varia.

Non e’ mai sano concentrarsi su un gruppo specifico di alimenti e mangiare spesso solo quelli. Quindi evita di mangiare troppo di questi cibi. Usali più come integratori.

Inoltre, nella preparazione di alcuni fra questi alimenti ti consiglio di non cuocere troppo o se possibile di evitare proprio la cottura, in quanto l’esposizione alle alte temperature favorisce la perdita dei minerali e di quasi tutte le sostanza nutritive di questi alimenti. Userò come strumento di misura una normale tazza.

1.) Spinaci

Oltre al alto contenuto di magnesio, gli spinaci sono ricchi di vitamine, calcio e potassio.

Per soddisfare il fabbisogno giornaliero di magnesio bastano circa 2 tazze di spinaci che se sono biologici e naturali dovrebbe significare più o meno 314 mg di questo minerale.

In alternativa ai spinaci potresti considerare le bietole. Ogni tazza di bietole equivalale a circa 151 mg di magnesio.

Questo se bolliti. Se trovi il modo di mangiarli crudi invece il contenuto e’ anche più altro.

Potresti usare un estrattore di succhi e fare dei succhi buonissimi combinando varie verdure fra cui anche queste.

2.) Semi di zucca

Solo un grammo di semi di zucca equivale a 156 mg di magnesio e come con i spinaci, ovviamente questi semi non contengono solo magnesio ma anche altri minerali come fosforo, manganese, potassio e ferro.

In alternativa puoi provare i semi di sesamo, che per un gramo contengono 101mg di magnesio.

3.) Germogli di soia

Un altro alimento ricco di magnesio sono i germogli di soia. Ovviamente sto parlando di soia non OGM ma biologica, fra l’altro poi e’ impossibile ottenere i germogli dalla soia OGM a meno che non compri i semi OGM pensati per questo scopo, cosa che ovviamente anche non ci interessa assolutamente :).

Tuttavia se per una qualsiasi ragione fossi intollerante alla soia, non preoccuparti.

Puoi tranquillamente optare per i prodotti fermentati a base di soia come il tempeh o il tofu i quali sono più facilmente digeribili.

Oltre alla soia poi, puoi far germogliare anche i fagioli di ogni tipo e i ceci. Anche loro contengono tanto magnesio anche se meno della soia.

4.) Noci del brasile

Le noci, in particolare quelle di brasile (Bertholletia excelsa) sono un’altra fonte ricca di magnesio. Un gramo di noci del Brasile contiene circa 107 mg di magnesio, oltre ad altri minerali come selenio, fosforo, rame, calcio e potassio.

Le alternative sono: arachidi, mandorle, pinoli, semi di lino, di girasole e di sesamo.

5.) Riso

Ovviamente parlo del riso integrale preferibilmente selvatico. Una sola tazza di riso integrale e’ in grado di fornirti 88% della quantità giornaliera di magnesio necessaria.

6.) Carciofi

I carciofi anche sono ricchi di magnesio e anche se bolliti possono comunque mantenere fino a 71 mg di magnesio per tazza.

7.) Datteri

Se ami i dolci sarai felice di sapere che una tazza di datteri corrisponde a circa 63mg di magnesio. I datteri inoltre sono un buon sostituto dello zucchero bianco, perché forniscono fibre, potassio e altri minerali e vitamine che non puoi trovare nel semplice zucchero raffinato.

Attenzione pero’, vacci piano con questo alimento perché e ricchissimo di zucchero e se ne mangi troppo rischi di  infamare  sistematicamente il tuo corpo e ritrovarti con i denti cariati.

Un alternativa dolce sono le banane, una banana pero’ contiene solo 30 mg circa di magnesio, dipende dalla dimensione.

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SALTARE LA PRIMA COLAZIONE AUMENTA IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE

06.05.2014 16:30

 

 

La prima colazione è il pasto più importante della giornata? Sembra proprio di sì, visto che, a giudicare da uno studio appena pubblicato su Circulation, gli uomini che la saltano rischiano di più una cardiopatia o addirittura una malattia coronarica fatale. «I risultati del National Health and Nutrition Examination Survey (Nhanes) del 2002 indicano che il 18% degli americani adulti salta la prima colazione.

 

Questa tendenza, tuttavia, può avere conseguenze negative a livello di popolazione, perché i risultati di studi clinici di breve durata, studi trasversali preliminari, e piccoli studi prospettici dimostrano che saltare i pasti si associa a fattori di rischio cardiometabolici come ipercolesterolemia, obesità, ipertensione o diabete, che a loro volta possono condurre a un attacco di cuore nel corso del tempo» premette Leah Cahill, ricercatrice presso il Dipartimento di Nutrizione della Harvard School of Public Health di Boston, sottolineando tuttavia che non esistevano in letteratura studi sulle possibili relazioni tra abitudini alimentari degli adulti, intese come frequenza e tempistica di pasti e spuntini, e frequenza di malattia coronarica (Chd).

 

Da qui l’obiettivo dello studio: stabilire in modo prospettico se le abitudini alimentari, tra cui saltare la prima colazione, aumentano il rischio di Chd. Per chiarire l’argomento Cahill e colleghi hanno analizzato l’alimentazione, prima colazione compresa, di 26.902 uomini americani tra 45 e 82 anni liberi da malattie cardiovascolari e cancro.

 

Al termine di 16 anni di follow-up hanno rivelato come gli uomini che saltano la prima colazione hanno un rischio di Chd del 27% più alto rispetto a chi invece il breakfast se lo gusta tutti i giorni. «Fare una prima colazione con cibi sani non solo riduce il rischio di attacchi di cuore, ma è anche un modo semplice e salutare per garantire all’organismo energia sufficiente con un sano equilibrio di nutrienti, quali proteine, carboidrati, vitamine e minerali. Per esempio, l'aggiunta di noci e frutta a pezzi in una ciotola di cereali integrali al mattino è un ottimo modo di iniziare la giornata» conclude Cahill.

Circulation. 2013; 128:

BIBITE ZUCCHERATE SEVERAMENTE BOCCIATE DALLA COMUNITA' SCIENTIFICA

06.05.2014 15:16

D’ora in poi ci vorrà molto coraggio per sostenere che il consumo di bevande gassate e zuccherate non è legato all’aumento del peso.

 

Una delle riviste medico-scientifiche più autorevoli almondo, il New England Journal of Medicine, ha  pubblicato nello stesso numero i risultati di tre  studi che inchiodano le famigerate “soda” alle loro responsabilità, confermando i numerosi dati emersi nel corso degli anni, secondo cui bere bibite zuccherate tutti i giorni in quantità fa ingrassare.

La scelta di pubblicare i tre studi insieme costituisce una segnale forte, come a dire: ci provino, ora, i produttori a dire che il nesso tra soda e obesità non è dimostrato.

 

Nel primo studio i nutrizionisti dell’Università di Amsterdam hanno selezionato oltre 640 bambini e ragazzi di età compresa tra i 4 anni e 10 mesi e gli 11 anni e 11 mesi. Li hanno divisi in due gruppi: al primo è stata data una bevanda dolcificata con edulcoranti artificiali  (250 ml), mentre al secondo una bibita zuccherata di uguale volume, con un apporto calorico pari a 104 calorie; il tutto è avvenuto durante l’orario scolastico, in un arco di tempo di 18 mesi.

 

Come atteso, alla fine l’indice di massa corporea (o BMI, dato dal peso in chilogrammi diviso per il quadrato dell’altezza in centimetri) dei ragazzi che avevano assunto la bibita dolcificata era aumentato di 0,02 unità, mentre quello degli altri quasi dieci volte tanto, e cioè di 0,15 unità. Parallelamente, il peso era aumentato di 6,35 chili nel gruppo sugar-free e di 7,37 nell’altro.

 

Altre misure come lo spessore della pelle, il rapporto tra giro-vita e altezza e massa grassa hanno confermato che chi aveva bevuto bibite zuccherate era ingrassato sensibilmente di più. Il nesso sembra dunque provato, così come sembra dimostrata l’ipotesi che una riduzione di zucchero, anche se mascherata e attuata in un ambiente familiare come la scuola, possa essere efficace.

 

Nella stessa direzione va il secondo studio, realizzato dai ricercatori del Boston Children’s Hospital. Gli studiosi  hanno individuato 2240 ragazzi  in sovrappeso od obesi che bevevano in media 1,7 lattine al giorno di bevande gasate e zuccherate e li hanno suddivisi in due gruppi. Al primo hanno chiesto di aderire a un programma incentrato sulla diminuzione del consumo di soda per un anno, mentre al secondo hanno concesso di non modificare le abitudini.

 

Dopo un anno l’indice di massa corporeo era aumentato di meno (di 0,57 unità) nei primi rispetto ai secondi, e il peso anche (di 1,9 chilogrammi). Dopo due anni queste differenze erano pressoché scomparse, probabilmente perché i ragazzi che avevano smesso di bere le soda dopo l’esperimento, avevano ripreso più o meno velocemente le abitudini di sempre. Anche in questo caso, dunque, la relazione tra consumo di bibite zuccherate e aumento del peso tra i ragazzi sembra confermata.

 

Di segno diverso, ma non meno importante, è  il terzo studio, che punta tutto sulla genetica dell’obesità. In questo caso i genetisti della Harvard School of Public Health, sono andati a spulciare tra i dati di tre grandi gruppi di popolazione fatti negli anni precedenti.

Il primo gruppo era composto da 6.900 infermiere, poi c’erano 4400  medici, e un terzo gruppo  (quello sulla genetica delle donne), da cui è stato possibile ottenere le informazioni riguardanti ben 21.700 partecipanti.

 

Da tempo è noto che la predisposizione all’obesità è stata associata a una decina di geni, e verificando abitudini alimentari, BMI e corredo genetico gli autori hanno dimostrato che la presenza dei geni dell’obesità è molto più frequente in coloro che bevono bibite zuccherate. Probabilmente questo accade perché l’ambiente ricco di agenti infiammatori che si sviluppa in seguito all’assunzione eccessiva di zuccheri, innesca l’attivazione di geni altrimenti silenti.

 

Oltre agli studi controllati, anche questo dato conferma il contrario di quanto tentano di sostenere da anni le associazioni dei produttori, secondo cui  l’aumento di obesità ha poco a che vedere con l’assunzione di soda. Non solo: i dati dei tre studi potranno essere utilizzati da autorità sanitarie e da decisori politici come il sindaco di New York Michale Bloomberg per far capire ai cittadini che eventuali provvedimenti restrittivi, ancorché da verificare sul campo, hanno un fondamento teorico e scientifico.

 

 

 

Fonte: Il Fatto Alimentare

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