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La separazione di alimenti differenti (es. carne, pesce, verdure, formaggi,
Questo termine identifica un trasferimento di contaminanti tra
versati sulla carne cotta e pronta al consumo
Fonte: Sicurezza alimentare di base: gestione degli alimenti in ambito domestico.
es. con l’utilizzo della lavastoviglie per piatti, bicchieri, pentole)
Fonte:Sicurezza alimentare di base: gestione degli alimenti in ambito domestico
Ricordiamoci che il nostro carburante vero sta negli agrumi, nell'uva, nella mela, nella pera, nel mirtillo, nel lampone, nell'uva ribes, nell'uva spina, nelle more di gelso, nei fichi, nelle pesche, nelle ciliegie, nei melograni, nei kaki, nelle albicocche, nelle zucchine, nelle melanzane e nei pomodori.
Gli acidi organici che essi contengono rivestono un particolare ruolo di mantenimento nella salute umana. L'acido citrico, malico, tannico e tartarico, sono presenti in proporzioni variabili tra loro e sono responsabili dei diversi sapori della frutta.
E' grazie ad essi che il corpo umano si carica di onde radianti e di vitalità.
Questi acidi, contrariamente ai luoghi comuni, una volta assorbiti dall'intestino e passati al circolo sanguigno, non hanno affatto un'azione acidificante o altri effetti negativi, ma al contrario producono effetti alcalinizzanti e pertanto positivi.
Essendo acidi deboli, si degradano facilmente in presenza di ossigeno, formando acido carbonico. L'acido carbonico a sua volta si combina coi vari sali, soprattutto di sodio e di potassio, dando luogo a carbonati e bicarbonati, ovvero a nuove molecole che costituiscono la riserva alcalina dell'organismo, quella che il nostro sistema immunitario utilizza per neutralizzare gli acidi che si formano nel corso di tutte le malattie.
L'acqua in bottiglia, lasciata nell'auto o anche al sole è molto dannosa! Né va tenuta la bottiglia d'acqua nel congelatore. E' una questione di sbalzi termici. Il calore reagisce coi prodotti chimici della plastica, e c'è un rilascio di diossina nell'acqua.
La diossina è una tossina che trova un buon alloggio nel tessuto umano ed è in grado di generare tumori, in particolare tumori al seno. Quei tumori al seno che già trovano troppe abbondanti ragioni d'essere nei latticini e nelle diete alto-proteiche d'uso comune.
Meglio dunque utilizzare una borraccia di acciaio inossidabile o una bottiglia di vetro, ma non le comuni bottiglie di plastica.
Primavera e allergia ai pollini: occhio alla dieta!
L’allergia è una reazione “esagerata” del nostro sistema immunitario che non riconosce una determinata sostanza, ritenendola non compatibile. Tale sostanza è segnalata come eccessivamente nociva e di conseguenza il sistema immunitario crea un numero eccessivo di anticorpi (processo di sensibilizzazione).
Non è stato ancora chiarito del tutto perché il sistema immunitario reagisca in maniera errata rispetto alle sostanze allergizzanti, né è stata spiegata l’ereditarietà dell’allergia e quali siano i fattori esterni che possono rendere l’uomo suscettibile ad esse. La principale causa di allergia, tra tutte le sostanze allergeniche, è il polline delle piante che si presenta sotto forma di granuli di piccole dimensioni (tra i 10 e i 200 micron) di forma variabile, ovoidale o elicoidale.
Le reazioni allergiche provocate dall'inalazione dei pollini si presentano su base stagionale, cioè in corrispondenza con la stagione di fioritura delle piante allergizzanti, per cui, chi ne soffre dovrebbe sapere quali sono e dove si trovano le piante responsabili dell'allergia, documentandosi adeguatamente su quale sia il loro periodo di fioritura nel territorio in cui si abita, o nel quale ci si reca.
Inoltre, chi soffre di allergia ai pollini dovrebbe prestare attenzione alla sua alimentazione, dato che una corretta dieta può aiutare a ridurre i sintomi dell’allergia stessa. Le mucose oculari e dell’apparato respiratorio nei soggetti sensibili a determinati pollini si infiammano a causa di una sostanza liberata dalle cellule immunitarie per combattere gli allergeni (istamina). A seguito dell’ingestione di alcuni alimenti si possono manifestare sintomi in sede diversa dall’apparato respiratorio, a livello labiale, al cavo orale, a carico dell’intestino ed anche a livello dell’orecchio medio.
Se l’ intestino è infiammato, a causa di un’alimentazione scorretta, la sintomatologia allergica peggiora, poiché tutte le mucose del corpo sono collegate tra loro in un sistema definito con la sigla “MALT” (tessuto linfoide associato alla mucosa). Una scelta dei cibi è importante al fine di modulare la risposta infiammatoria, migliorare i sintomi e ridurre la frequenza degli episodi acuti dovuti all’allergia.
Chi è allergico ai pollini dovrebbe consumare con estrema moderazione tutti i cibi ricchi di istamina o che attivano l’ istamina: sgombro, aringa, sardina, tonno, formaggi fermentati e stagionati, carne in scatola, salumi e insaccati, crauti, spinaci, melanzane, pomodoro, ketchup, aceto di vino rosso, fragole, mirtillo rosso, ananas, spezie, frutta secca, cioccolato, liquirizia, conservanti alimentari (benzoati), papaia, agrumi, crostacei...
Circa il 20% dei soggetti allergici al polline di una pianta risulta sensibile anche ad alcuni alimenti vegetali che hanno una certa parentela botanica con quella pianta. In questo caso, si ha una reazione crociata, cioè un’allergia di gruppo a proteine simili o imparentate. Le persone colpite reagiscono in modo allergico a più sostanze apparentemente indipendenti l’una dall’altra. Esempi frequenti di reazione crociata sono le sindromi da pollini di betulla-noci-frutta a granella o da artemisia-sedano-spezie: chi è sensibilizzato al polline di betulla può quindi reagire in modo allergico anche alle mele e alle noci e viceversa.
Tuttavia occorre precisare che il processo di cottura degli alimenti rende questi ultimi meglio tollerati, perché il calore denatura molti antigeni responsabili della sintomatologia. Per concludere, possiamo dire che in caso di allergia ai pollini occorre prestare attenzione anche a tavola, ma senza esagerare. Le indicazioni dietetiche vanno fornite senza stressare il soggetto allergico, evitando di stravolgergli le abitudini alimentari, laddove non fosse necessario.
Principali alimenti da consumare con cautela in caso di allergia ai pollini:
- i soggetti allergici ai pollini di composite devono prestare attenzione a: lattuga, cicoria, sedano, finocchio, carota, prezzemolo, anguria, melone, mela, banana, nocciola, noce, olio di girasole, camomilla, castagna e pistacchio.
- i soggetti allergici ai pollini di betulacee devono prestare attenzione a: mela, pera, fragola, lampone, prugna, pesca, albicocca, ciliegia, mandorla, sedano, finocchio, kiwi, prezzemolo, nocciola;
- i soggetti allergici ai pollini di graminacee devono prestare attenzione a: frumento, anguria, melone, limone, arancia, prugna, pesca, albicocca, ciliegia, kiwi, mandorla e pomodoro;
- i soggetti allergici ai pollini di parietaria devono prestare attenzione a: gelso, basilico, piselli, melone, ciliegia e pistacchio.
Le cause della ritenzione idrica possono essere le più svariate, sindrome premestruale, cattiva digestione, consumo di cibi ad alto contenuto di sodio, intolleranze alimentari. Per prevenire e ridurre il gonfiore di pancia e fianchi bisogna quindi intervenire sull’alimentazione optando per verdura e frutta dal potere drenante.
Spinaci, zucca, patate dolci, asparagi, uva ursina, sedano, semi di finocchio, banane sono sicuramente da preferire per il potassio contenuto che contrasta la ritenzione idrica. Cipolle, arance, anguria, cime di rapa, broccoli, limone, ananas, perchè contenenti molta acqua come anche i cetrioli e si sa, che….l’acqua elimina l’acqua!
Spinaci, avocado e banane inoltre, sono ottimi per combattere il gonfiore addominale perchè aiutano a mantenere in equilibrio il pH del corpo, riducono la ritenzione idrica e regolano le funzioni surrenali.
Da evitare le verdure in scatola in quanto conteneti troppo sodio, “amico” della ritenzione idrica.
Per sgonfiare pancia e fianchi bisogna bere da 8 a 10 bicchieri d’acqua al giorno e al mattino è buona abitudine bere acqua tiepida con succo di limone per sgonfiare e disintossicare. Non dimenticate una buona attività fisica che vi darà una mano a velocizzare il metabolismo ed a facilitare il lavoro di eliminazione delle scorie da parte dell’organismo.
La presenza del Bergamotto in Calabria sarebbe stata accertata tra il XIV ed il XVI sec., ed il primo "bergamotteto" sarebbe stato impiantato intorno al 1750. Deriva probabilmente da un incrocio fra arancio amaro e limetta acida anche se non manca chi lo ritiene una specie vera e propria denominandola Citrus bergamia Risso (di origine cinese).
La Calabria è il maggior produttore mondiale di bergamotto. Il 90% della produzione totale arriva, infatti, da questa regione. Gli oli essenziali di bergamotto, in virtù della loro straordinaria fragranza, sono impiegati nella produzione industriale di profumi, dolci e liquori.
Questa essenza, grazie alla sua freschezza, rappresenta l'elemento di base per la produzione di numerose acque di colonia e cosmetici.
L’essenza di bergamotto - si utilizza oggi in dose media di 1 -2 gocce al dì, lontano dai pasti, diluita in acqua o in un cucchiaino di miele, o in perle.
Svolge numerose funzioni: stimolante dell’appetito e delle funzioni epato-pancreatiche; contrasta colecistiti, tachicardia e ipertensione arteriosa; è utile nelle stomatiti, gengiviti e faringotonsilliti; è antiparassitario intestinale oltre che disinfettante ed astringente.
È inoltre balsamico delle vie respiratorie ed è un buon tonico oltre che antidepressivo.
Valido anche il succo di bergamotto che, secondo un recente studio del Dipartimento di Chimica -UNICALl’Università contiene un principio attivo che inibisce la produzione del colesterolo nel sangue.
Il peperoncino, così come altre spezie, sono considerati alimenti utili per contrastare i fastidiosissimi chili di troppo, in quanto essi accelerano il metabolismo permettendo al nostro corpo di bruciare i grassi velocemente.
Secondo alcuni esperti, infatti, il consumo di un cucchiaio di trito di peperoncini verdi o rossi comporta una aumento del tasso del metabolismo del 23 per cento.Un aumento che però avrebbe effetto temporaneo (della durata di 30 minuti).
Tuttavia quest’accelerazione metabolica può diventare prolungata e duratura se il peperoncino ed il cibo piccante si consumano su base regolare.
Ma qual è il meccanismo che porta ad accelerare il metabolismo corporeo? L’assunzione del peperoncino, insomma, che cosa scatena?
Il processo è dettato dalla capsaicina un composto chimico presente nel peperoncino ed alla base delle reazioni più comuni innescate da questo alimento: bruciore, sensazione di calore diffuso, sudorazione, rossore.
Questo composto aumenta la termogenesi, il processo che trasforma l’energia in calore, a tutto vantaggio della linea.
Molte persone, per dimagrire, preferiscono assumere integratori alimentari a base di questo composto anziché mangiare direttamente il peperoncino.
Gli integratori però possono portare ad una dipendenza chimica se assunti per periodi di tempo prolungati e costantemente.
In secondo luogo, l’uso a lungo termine di tali integratori può generare anche altri tipi di intolleranze alimentari importanti.
Per questo motivo, è preferibile consumare ogni giorno una piccola razione di peperoncini piccanti che costituiscono senz’altro il modo più naturale per perdere peso.
Per ottenere un effetto ancora più forte, è importante associare al consumo di peperoncini anche una dieta equilibrata e povera di grassi. In questo modo, la possibilità di perdere peso aumenterà in misura esponenziale.
Il consumo di peperoncino incide notevolmente anche sul senso di sazietà. Questo alimento, infatti, riduce la propensione a consumare dolci e cibi grassi, prevenendoci dagli attacchi improvvisi di fame.
Insomma, aldilà del suo sapore fastidioso, il peperoncino esplica funzioni importanti per la salute e soprattutto per la nostra linea.
Secondo un recente studio della Penn State University (Stati Uniti), e pubblicato da Obesity, una molecola contenuta nel tè verde – l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG) – riduce la capacità di assorbire i grassi e aumenta quella di bruciarli. Il tutto senza ridurre l’appetito.Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno alimentato dei topi con una dieta ricca di grassi costituita da un frullato di latte. Si è così notato che gli animali cui è stato aggiunta la sostanza nel frullato ingrassavano ad una velocità inferiore del 45% rispetto agli altri topi. Inoltre le cavie alimentate con la molecola del tè verde erano caratterizzate da un aumento del 30% dei lipidi presenti nelle feci.
Questo ha aiutato a capire che l’aggiunta di tè verde aveva agito limitando l’assorbimento dei grassi. In proporzione, un uomo o una donna per ottenere lo stesso risultato ottenuto con i topi, dovrebbero bere dieci tazze di tè verde al giorno. Tuttavia precisa Lambert (il ricercatore a capo dello studio) “i dati ottenuti sull’uomo mostrano che i bevitori di tè che ne consumano una o più tazze al giorno possono già vedere degli effetti sul peso”. Inoltre, il fatto che i maggiori risultati si ottengano quando il tè è aggiunto a una dieta ricca di grassi da qualche speranza in più a tutti quelli che decidono di “mettersi in regola” (applicando una dieta rigida o facendo più attenzione all’alimentazione) solo quando è già in forte sovrappeso. Insomma, per tutti quelli che hanno qualche o molti kg di troppo, sicuramente una buona notizia.
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